TERNI - La musica costa cara e non sempre allieta le giornate, anzi può capitare che una canzone ascoltata alla radio per ammazzare il tempo durante i momenti morti mandi per...
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Per questo fanno fatica a digerire la spiegazione fornita dalla Cricco: «Si tratta di musica da ambiente. A prescindere dal tipo di attività, i commercianti si devono mettere in regola». Insomma, poco importa se la commessa di un piccolo negozio di abbigliamento ascolta un brano dal computer per non annoiarsi, la Siae deve essere pagata. Così come la deve pagare il tabaccaio o il titolare di una cancelleria. «Non è una novità - sottolinea la Cricco - i collaboratori stanno appunto facendo un censimento per scoprire chi non è in regola».
Non sarà un novità, ma far passare per musica da ambiente la canzone ascoltata dal portatile o dalla vecchia radio della nonna è dura da far digerire ai commercianti. Specie se si tratta di attività dove il cliente entra ed esce per il tempo necessario ad ascoltare al massimo due note. «La musica - puntualizza ancora la responsabile Siae di Terni - non è necessaria per svolgere le attività commerciali, perciò chi vuole può togliere gli apparecchi e non pagare nulla. Anche chi ha ricevuto l'accertamento può decidere di togliere l'impianto, pagando solo una piccola somma per il controllo avuto».
Ma alcuni addetti ai lavori fanno notare che non tutta la musica è sottoposta al circuito Siae e per questo le multe possono essere contestate. «Deve essere provato - dicono - che il brano diffuso al momento dell'arrivo dei controllori sia sottoposto al diritto d'autore». Osservazione che la Siae però conosce bene. Come spiega ancora la Cricco: «I nostri collaboratori sono muniti di registratore. Prima di inviare l'accertamento verifichiamo, infatti, che il brano diffuso faccia parte del circuito Siae».
Sia chiaro, tutto legittimo quello che fa la Siae, ma lo sfogo di un commerciante sintetizza l'umore della piazza: «In un momento come questo che con l'Ast che rischia di chiudere i negozi in ginocchio da una crisi che paralizza i consumi, la Siae ci manda accertamenti da cento euro. Lo trovo allucinante». Insomma, un pizzico di buon senso in più non sarebbe guastato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero