Muore per un osso di coniglio, ma adesso i medici di Branca devono pagare oltre 200mila euro

Muore per un osso di coniglio, ma adesso i medici di Branca devono pagare oltre 200mila euro
PERUGIA - È morto a 66 anni per un osso di consiglio che gli ha perforato l'esofago e, dopo il risarcimento alla famiglia da parte dell'assicurazione della Asl 1,...

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PERUGIA - È morto a 66 anni per un osso di consiglio che gli ha perforato l'esofago e, dopo il risarcimento alla famiglia da parte dell'assicurazione della Asl 1, la Corte dei conti ha condannato al pagamento di 112mila euro ciascuno due medici che per primi lo hanno avuto in cura, assolvendo invece il terzo a cui è stata riconosciuta una colpa lieve.

Si chiude così, con la sentenza pubblicata ieri, la storia dell'anziano finito in ospedale a Branca nell'agosto del 2014 per un senso di oppressione al giugolo. Non riusciva a respirare e aveva dolori per cui il dottor Marco Rossi, dopo una visita otorinolaringoiatrica, prescrive una radiografia. Che, eseguita dal dottor Andrea Pio Ragusini, non rileva corpi estranei, tanto che il dottor Rosario Salvatore Dino, subentrato nel frattempo al turno di Rossi, dimette il paziente. Dopo due giorni l'uomo torna, la difficoltà di deglutizione non passa e il dolore aumenta: la tac scopre un corpo estraneo che poi verrà rimosso al Santa Maria della misericordia, dove il 66enne morirà dopo un mese di agonia per le complicazioni dovute alla perforazione dell'esofago.
Se il procedimento penale, con l'accusa di omicidio colposo a loro carico, si chiude per avvenuta prescrizione nel 2022, nel frattempo la procura contabile ipotizza nei confronti dei tre medici del presidio di Gubbio–Gualdo Tadino un danno erariale di 700mila euro da rifondere alla Regione Umbria, pari all’importo del risarcimento che la Asl 1 ha pagato alla famiglia del paziente morto. I tre, difesi dagli avvocati Stefano De Angelis, Diego Lacchi, Paolo Momaroni e Filippo Teglia, si sono sempre difesi ribadendo la correttezza del proprio operato, ma la procura ha portato in aula la relazione dei medici legali Massimo Lancia e Giovanni Marello che invece hanno «censurato la condotta professionale» dei sanitari.

Posizioni che in ben 28 pagine di sentenza, la Corte dei conti presieduta da Piero Floreani ha vagliato, arrivando a differenziare condotte e responsabilità. I giudici parlano di comportamento «censurabile e gravemente negligente», soprattutto per la mancanza di una radiografia in doppia proiezione e la mancanza di ulteriori accertamenti, insomma una serie di «plurime condotte errate» che hanno portato al decesso del paziente. Condotte, però, che non hanno assunto per la Corte i «caratteri della gravità richiesta per l'affermazione di responsabilità erariale» nei confronti di Rossi, tra l'altro «indotto ad escludere la presenza di un corpo estraneo dall'esito negativo dell'esame radiologico», e che infatti è stato assolto. Agli altri due professionisti, invece, nonostante la determinata e convinta difesa, è stata riconosciuta la colpa grave che è valsa loro la condanna, seppur con un notevole sconto.

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Il Messaggero