Morto a Riccione, gli amici, la dose dimezzata e tanti soldi

Morto a Riccione, gli amici, la dose dimezzata e tanti soldi
CITTÀ DI CASTELLO - Le trattative, la ricerca dello spacciatore al parco, la colletta tra amici per racimolare 300 euro. Ma anche la “cresta” sulla vendita e 2,4 grammi di...

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CITTÀ DI CASTELLO - Le trattative, la ricerca dello spacciatore al parco, la colletta tra amici per racimolare 300 euro. Ma anche la “cresta” sulla vendita e 2,4 grammi di droga venduti per quattro.


La bottiglietta con l’Mdma divisa a tonfo e poi quell’ultima maledetta dose comprata per sé e offerta all’amico. Il vomito, i sudori e poi il mondo che gira fino al soffitto bianco del pronto soccorso, buco nero all’ultimo battito di un cuore di sedici anni.


Fotogrammi di un incubo nel racconto che il giudice Vinicio Cantarini tratteggia delle ultime ore di vita di Lamberto Lucaccioni nell’ordinanza che impone l’obbligo di dimora al diciannovenne accusato della sua morte a Riccione per due cessioni di Mdma. Il gip, infatti, su richiesta del pm Elena Milocco ha disposto per il giovane l’obbligo di restare a Città di Castello, senza poter uscire di casa dalle 22 alle 7. Contro di lui, scrive il giudice, sussistono «gravi indizi di colpevolezza» e «il concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato». Nella ricostruzione che il gip fa degli ultimi giorni di Lamberto, morto due domeniche fa dopo una serata al Cocoricò, emerge non solo che quelle due dosi comprate dall’amico non fossero le prime, ma anche che l’indagato «seppur persona di giovane età, incensurato e immune da segnalazioni di polizia, sia un soggetto abbastanza inserito nel traffico di stupefacenti». Nell’ordinanza infatti si ricostruisce sia la visita al parco Vitelli per l’acquisto della prima dose dopo la richiesta di Lucaccioni al diciannovenne, sia la cessione di quegli 0,3 grammi comprati per sé e poi proposti all’amico sedicenne. Che, già dopo aver sciolto la metà della prima dose in una bottiglietta divisa con due amici mentre andavano in discoteca, era stato male, tra il vomito e la sudorazione eccessiva raccontata da chi era con lui. Un quadro drammatico, tra giovani non nuovi agli eccessi, le azioni «professionali» del 19enne e un giro di soldi notevole per dei ragazzini in vacanza. Nel dolore di una famiglia e di una comunità intera che piange il suo figlio perduto e la disperazione dell’amico più grande. «Il nostro assistito è talmente disperato che non fa altro che piangere - ha detto all’Adnkronos Gianni Zaganelli, legale con il figlio Eugenio dell’indagato -. Il ragazzo ha commesso un reato e pagherà e risponderà del reato che ha commesso, ma mi sento di dover respingere ogni forma di strumentalizzazione». «Assolutamente a disposizione della magistratura», venerdì sarà ascoltato dal pm. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero