Morto monsignor Tiacci. È il terzo sacerdote diocesano di Perugia-Città della Pieve a perdere la vita, in meno di due mesi, a seguito del contagio da Covid-19

Morto monsignor Tiacci. È il terzo sacerdote diocesano di Perugia-Città della Pieve a perdere la vita, in meno di due mesi, a seguito del contagio da Covid-19
PERUGIA - E’ tornato alla Casa del Padre monsignor Giovanni Battista Tiacci, già canonico camerlengo della cattedrale, direttore dell’Ufficio diocesano per i...

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PERUGIA - E’ tornato alla Casa del Padre monsignor Giovanni Battista Tiacci, già canonico camerlengo della cattedrale, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e parroco emerito di San Fortunato della Collina. Il profondo cordoglio del cardinale Bassetti e il ricordo dell’amico fraterno cardinale Antonelli. Monsignor Tiacci è il terzo sacerdote diocesano di Perugia-Città della Pieve a perdere la vita, in meno di due mesi, a seguito del contagio da Covid-19. E’ deceduto nella serata di domenica 3 gennaio, presso l’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia. Le esequie si terranno martedì 5, alle ore 11, nella cattedrale di San Lorenzo presiedute dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Il presule, appresa la triste notizia, si è raccolto in preghiera ed ha espresso il profondo cordoglio alla famiglia Tiacci anche a nome dell’intero Presbiterio diocesano.

IL RICORDO DEL CARDINALE BASSETTI.

«Riferimento sicuro per tante anime, per tante persone, per tante istituzioni – così lo ricorda il cardinale Bassetti –, don Giovanni lascia un vuoto improvviso, grande, che ci fa stringere gli uni agli altri in uno smarrimento condiviso, in questo nostro tempo così segnato dal male che purtroppo, fra le tante vittime, oggi annovera anche il suo nome. Eppure non riusciamo a pensare a lui senza sorridere ancora per quelle sue battute con le quali sdrammatizzava chiunque si prendesse troppo sul serio. Era un altro modo di annunciare il Vangelo: con la semplicità di chi sa farsi prossimo di tutti, condividendone sinceramente e profondamente sia la festa, sia il dolore».

 

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Il Messaggero