TERNI Le parole si inceppano in gola, strozzate perché il dolore è troppo grande. Tutto sembra banale, ovvio, scontato anche per chi per lavoro è abituato a...
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«Ci tengo a ribadire che i due ragazzi, che conoscevo personalmente, non erano assuntori abituali di droghe», sottolinea Valentini. Ma allora cosa sarà successo? «Io mi chiederei cosa possiamo fare piuttosto che indagare su quello che è accaduto. Non credo che Terni sia una città con condizioni di vita peggiori di altre, ma le associazioni devono fare rete lavorare tutte per lo stesso fine offrire opportunità, fare prevenzione sul campo, sul territorio. Non è possibile che accadano cose come quelle che abbiamo vissuto nel giro di una settimana, due ragazzi morti, una donna morta da sola in casa e scoperta dopo giorni.
Intanto come Age abbiamo istituito uno sportello d’ascolto, in via della Bardesca, si chiama Cat, centro ascolto territoriale. Ci si può rivolgere chiunque lo voglia, non si dispenseranno facili ricette, non si insegnerà a fare i genitori. Cercheremo di ricostruire reti sociali, rivitalizzare le zone della città che sono lande desolate. Anche nei grandi centri commerciali si può essere soli”, aggiunge Valentini. Si sogna un qualcosa che possa mettere un freno alla morte sociale della città.
«Ci preoccupiamo della crisi economica ma così facendo ci perdiamo il futuro, tra qualche anno in che città vivremo se non riusciamo a ritrovare valori che erano perle della nostra gente, come l’accoglienza, la condivisione, la solidarietà», si chiedono all’Age. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero