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TERNI Il ricorso in appello l’ha depositato in queste ore il procuratore, Alberto Liguori. Che, vista la delicatezza della vicenda, ritiene fondamentale il vaglio di un secondo giudice per far luce sulle responsabilità per la morte di Silvia Barcherini. L’insegnante amerina, 38 anni, se ne andò ad agosto di quattro anni fa ad una settimana di distanza dal parto cesareo. Quel bimbo tanto atteso, il suo primo figlio, Silvia non l’ha mai potuto conoscere. Per il decesso della neomamma, che a distanza di poche ore dal parto fu colpita da emorragia interna, erano finiti a giudizio due ginecologi dell’azienda ospedaliera “Santa Maria”, quelli che avevano praticato il cesareo. Per entrambi un’accusa di omicidio colposo. Il processo di primo grado, svolto con il contributo di diversi periti nominati dalla procura e dal giudice e dalla difesa degli indagati, si è chiuso il 10 aprile con la sentenza del giudice, Massimo Zanetti. Che, nel valorizzare solo la perizia chiesta dai legali degli imputati, ha assolto con formula piena i due professionisti. Una sentenza che la parte civile per legge non poteva impugnare e che ora, su impulso del procuratore capo, Liguori, finisce al vaglio della corte d’appello di Perugia. Per i consulenti incaricati dalla procura di far luce sulle cause del decesso, che ipotizzavano l’esistenza di un aneurisma dell’arteria splenica, c’era stata negligenza da parte dei medici. Diversa la lettura dei consulenti nominati dalla difesa. Secondo cui non c’era evidenza dell’aneurisma, mentre le cause del decesso andavano ricercate in una patologia diversa, probabilmente un’emorragia cerebrale. Sull’assoluzione dei due medici, decisa dopo che tutte le perizie convergevano per la responsabilità dei due professionisti imputati, è il procuratore Alberto Liguori a chiedere il vaglio dei giudici d’appello.
L’indagine penale partì poche ore dopo il decesso di Silvia, quando i poliziotti della squadra mobile si presentarono in ospedale con in mano la delega della procura.
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Il Messaggero