Messe ancora vietate, la rabbia del vescovo Giuseppe Piemontese: «Limitazione che leggo come abuso»

Messe ancora vietate, la rabbia del vescovo Giuseppe Piemontese: «Limitazione che leggo come abuso»
TERNI «Un’amarezza per una limitazione che io leggo come un abuso». Non usa giri di parole il  vescovo della diocesi Terni, Narni e Amerlia Giuseppe Piemontese sul protrarsi...

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TERNI «Un’amarezza per una limitazione che io leggo come un abuso». Non usa giri di parole il  vescovo della diocesi Terni, Narni e Amerlia Giuseppe Piemontese sul protrarsi del divieto delle celebrazioni disposto dal  nuovo decreto firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte .

«E’ inutile negare che questo provvedimento, annunciato dal presidente Conte il 26 aprile, ha provocato una grandissima amarezza tra i cristiani, tra i vescovi e in mem  - dice ancora Piemontese - una amarezza per una limitazione che io leggo come un abuso. In questi due mesi abbiamo accettato con grande sacrificio, con grande sofferenza, le limitazioni che ci sono state imposte per le celebrazioni dei sacramenti e soprattutto della messa. Le abbiamo accettate sapendo di dare un contributo per il benessere della Nazione. Ci siamo chiesti più volte come mai i nostri governanti prestassero attenzione a coloro che accompagnano i cani a fare una passeggiata, a coloro che vanno a comprare sigarette, a coloro che vanno a fare la spesa, ma per coloro che vogliono partecipare alla messa, con le dovute protezioni, ci fosse un diniego perentorio e sistematico».

Piemontese poi parla di sacrifci fatti che ora sanno di abuso verso la religione che non può passare inosservato: «Chi non conosce la vita cristiana non può capire la sofferenza grande che abbiamo provato nel privarci dell'eucarestia e soprattutto delle celebrazioni della settimana santa. Pensavamo che tanto sacrificio fosse sufficiente, ma ci rendiamo conto che a qualcuno ciò non basta. Ora viene concessa la possibilità di fare le passeggiate, le corse a piedi, andare nei parchi, perfino di celebrare funerali con la presenza di 15 persone possibilmente all'aperto. Voglio ricordare che abbiamo pregato per i morti, siamo andati al cimitero (anzi fuori dei cimiteri ci è stato consentito) a benedire le salme, a dare conforto ai familiari. Ora vediamo queste nuove disposizioni e proibizioni come un abuso che non può passare inosservato e sotto silenzio, ne va di mezzo la fede dei cristiani e la libertà di culto. Ne va di mezzo il benessere spirituale di tante persone che sono impegnate nelle varie forme di Carità, di assistenza, di volontariato, che come hanno scritto i vescovi nella nota consegnata ieri alla stampa: dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza”  - e so quanto la chiesa, le parrocchie sono vicine e poveri e sostengono i poveri - “tutto questo nasce non da una filantropia, ma da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare alla vita sacramentale». Mi auguro che il governo ripensi a tutto questo e ci ponga, almeno, sullo stesso piano, sullo stesso livello di chi va a fare la spesa, o di chi accompagna il cane a passeggio, faccia come vuole, ma che ci consenta, con tutte le accortezze che noi siamo disposti a mettere in campo, di celebrare l'Eucarestia con il popolo di Dio e tornare a nutrire la fede dei cristiani attraverso i sacramenti. Me lo auguro e spero che questo si realizzi, perché, altrimenti, si verificherà veramente un abuso insostenibile.
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Il Messaggero