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Il giudice per l'udienza preliminare Valerio D'Andria ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti di due genitori serbi di 41 e 44 anni accusati dalla Procura di Perugia di aver preteso che le loro figlie si sposassero con due ragazzi mai visti prima, vale a dire un kosovaro che vive in Germania e un serbo-bosniaco che abita a Boston, negli Stati Uniti. Il provvedimento attraverso il quale i due imputati, residenti a Castiglione del Lago, dovranno presentarsi davanti al giudice monocratico Alberto Avenoso il 7 marzo 2024 è stato emesso ieri mattina. In relazione alla figlia più giovane, all’epoca dei fatti ancora minorenne, il pubblico ministero contesta ai genitori indagati anche il fatto di essersi «approfittati delle condizioni di inferiorità fisica e psichica» e di aver «abusato delle relazioni familiari».
Per la figlia maggiore, invece, nel settembre 2021 i genitori vengono ritenuti responsabili di aver «fissato una riunione alla quale erano stati invitati, oltre che la figlia, anche alcuni parenti e la madre del futuro sposo, affinché quest’ultima potesse vedere» la giovane e «concludere l’accordo circa il matrimonio combinato».
«Questo rinvio a giudizio è importante perché ancora in Italia non abbiamo molte pronunce giurisprudenziali sull’induzione al matrimonio essendo stato introdotto solo recentemente nel nostro ordinamento – spiega il legale di parte civile, l’avvocatessa Sara Pasquino –. Siamo però di fronte ad una prassi purtroppo ampiamente presente in determinati Paesi e culture, che evidentemente può riprodursi anche in Italia, dove però, nel caso in esame, si è scontrata con l’autodeterminazione delle ragazze il cui ruolo è stato fondamentale non solo per l’emersione di questo caso che può rappresentare un precedente importante ma anche perché sono riuscite, di fatto, a sottrarsi al matrimonio stesso, per questo ci troviamo in una ipotesi di delitto tentato».
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