PERUGIA - «All’esito dell’interrogatorio di garanzia il quadro indiziario emerso a carico della maestra indagata non appare mutato. Si ritiene, tuttavia, che le...
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Nel corso dell’interrogatorio di garanzia la donna, assistita dall’avvocato Marco Brambatti, ha chiesto «scusa e perdono per le frasi inopportune» contro le bambine registrate dalle 'cimici' che i carabinieri avevano piazzato nella scuola. Rispedite al mittente, invece, le accuse di aver usato violenza contro i ragazzini o di averli maltrattati. «E' stato un confronto sereno - spiega Brambatti - la mia cliente ha puntualmente respinto le contestazioni mosse dalla Procura. E' stata anche molto collaborativa con il giudice».
Scrive il giudice di Spoleto nelle quattro pagine dell’ordinanza: «Non risultano condotte di maltrattamenti verificatesi al di fuori dell’esercizio della professione e la stessa indagata ha ammesso, nel corso dell’interrogatorio, di vivere una situazione di forte "stress" determinata dai frequenti contrasti più volte avvenuti sul posto di lavoro con alcune educatrici e dipendenti del nido (…). Le esigenze cautelari attuali, infatti, vanno individuate nel concreto pericolo che l’indagata possa persistere nelle condotte poste in essere nei confronti delle due minori che hanno manifestato difficoltà nell’assumere alcuni alimenti e nei cui riguardi, al rientro in servizio, potrebbe persistere nei medesimi atteggiamenti, dalla stessa peraltro non percepiti come penalmente rilevanti ma come modalità "particolari" per abituarle a mangiare i cibi non graditi». All’indagata, tornata libera e senza alcun obbligo, è stata applicata «la misura della sospensione dall’esercizio della pubblica funzione di educatrice per la durata di un anno».
Prima che il giudice potesse ritirarsi in camera di consiglio, però, la maestra ha tirato fuori dalla borsa una lettera scritta a mano in questi giorni durante i quali è stata detenuta. Nella missiva, in carattere corsivo e con la penna nera, è spiegato in 14 righe che «il nido è stato per me il luogo dell’amore, il luogo dove ogni anni potevo rinnovare l’esperienza di innamorarmi di nuovo perché se hai l’amore dentro non puoi non innamorarti dei cuccioli di uomo perché lì c’è la parte migliore dell’umanità e perché se non li amerai con tutto il cuore non otterrai da loro nessun risultato». Nella seconda metà della lettera si legge: «Ho amato, ho amato molto, moltissimo, nella «scuola del cuore», come mi piace chiamarla, e quell’amore l’ho sempre ritrovato e confermato negli incontri e negli sguardi dei miei bambini che piano piano sono diventati uomini». Vanno avanti in maniera silenziosa le indagini dei militari della Compagnia di Todi dirette dal sostituto procuratore Federica Filippi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero