PERUGIA - Voci incontrollate vogliono una richiesta di compenso dei commissari nominati a vigilare contro le infiltrazioni mafiose in Gesenu (raccolta dei rifiuti), in euro...
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Se tutto questo fosse vero, i signori Salvatore Santucci (revisore dei conti), Mario Donato (commercialista) e Antonio Mancini (avvocato dello Stato in pensione) riterebbero di avere diritto a 500mila euro ciascuno per la loro attività in Gesenu di due mesi del 2015 e di tutto il 2016. Quella del sentirsi in diritto di percepire la somma arriva da un’altra chiacchiera: all’inizio del loro mandato avevano fatto mettere da parte a Gesenu, azienda a controllo privato (la famiglia Cerroni) e a spesa pubblica (il Comune di Perugia), euro 800mila per il loro compenso 2015-2016. Per poi dichiarare (almeno pare) di volere più soldi (circa un milione e mezzo) per la loro indispensabile missione.
Un milione e mezzo solo per Gesenu, ma loro sono commissari anche di Gest e altre controllate Gesenu per le quali c’è un calcolo a parte. Guai discutere la lotta contro le mani mafiose pronte ad afferrare le maniglie di Gesenu, ma se la cura costa più della malattia, l’attività di commissariamento rischia di diventare il suo apologo. Il compenso di una consulenza pagata con soldi pubblici va dichiarata prima dell’incarico e non in corso d’opera. Ma sicuramente si tratta di voci incontrollate. E oggi s’attende una spiegazione più pulita del sospetto. Per fare delle illazioni spazzatura. E differenziarsi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero