PERUGIA - Da Pat Metheny a Jacob Collier, a metà festival una delle più lunghe notti del jazz interrotta, intorno alle 23, solo dalla pioggia che ha sorpreso i circa...
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Oltre la mezzanotte, chi ha potuto non si è lasciato sfuggire la prima a Uj del ventunenne Jacob Collier: musicista-cantante con l'hobby dell'elettronica e cresciuto con la musica nel sangue e nel suo mondo racchiuso nella sua camera. Quella room che stanotte sembrava ricreata sul palco del teatro Pavone, sold out fino al limite per un round midnight da incorniciare per l'entusiasmo e l'empatia emanati da pubblico e artista. Ci ha accompagnati in un viaggio talvolta dispersivo, ma in una dimensione suggestiva nella quale Jacob sembra muoversi in un "tesseratto Interstellar" alla Christopher Nolan, dove ogni attimo è vitale per cercare tempo ed effetto giusti. Così, eccolo alternarsi tra voce, tastiera, batteria e chitarre, col loop ora a riempire ora a svuotare i tasselli, nei quali ci si muove tra idee originali e cover "inedite", da Stevie Wonder a Beach Boys, passando per Burt Bacharach. Il pubblico applaude e segue ogni movimento e performance del talentuoso inglese ventenne la cui immagine campionata e moltiplicata accompagna ogni brano sullo sfondo. E alle due di notte, fuori dal teatro, il profumo della pioggia accompagna l'eco di una performance da ricordare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero