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Ternana a Brescia, lunedì, per cosa? «Per mettersi tranquilla». Insiste lì, Cristiano Lucarelli. Il tecnico rossoverde, a pochi giorni dalla trasferta del Rigamonti, continua sulla linea dell'umiltà e a guardarsi le spalle. «La classifica - dice - fa venire la labirintite solo a leggerla. Ancora è tutto aperto. Ma se oggi guardiamo alla partita con il Brescia pensando ai playoff, è come se partissimo già 1-0 per loro. Cerchiamo di toglierci dalle posizioni non sicure, anche perché le squadre dietro stanno correndo. A sette turni dalla fine, è adesso che si devono fare i risultati». Torna a chiedere pure una certa prudenza anche all'ambiente e alla piazza. «Io penso al presente - dice - e non vado oltre a quello che farò nelle prossime ore. Oggi ho ancora in testa il primo tempo buttato via a Ferrara con la Spal e vorrei cancellarlo con la prestazione di Brescia. Poi, dopo aver giocato la partita, cominceremo, anche in base a come sarà andata, a pensare a quella dopo. Sono abituato a guardare uno step alla volta. Senza pensare ad altro, che non al campo. Quando sono tornato vi ho detto che era più opportuno pensare solo al calcio. Invece, si parla anche di altro, come le quote societarie. Non dico che non ci debbano o non ci possano essere persone interessate a entrare in società, ma credo che siano cose che si possano fare con una forma di privacy che tuteli la fine del campionato». E per immergere i suoi nella massima concentrazione, si sta in ritiro. La squadra prepara la partita di Brescia ancora in Toscana, stavolta a Tirrenia. Ultime sedute di lavoro per capire come interpretare la sfida. Lucarelli spiega che non è una questione di modulo tattico, ma di mentalità. «Come sapete - dice - ho rinunciato al mio credo tattico per adattarmi alle caratteristiche della squadra. A Ferrara, il secondo tempo migliore del primo non credo sia dipeso dal cambio di modulo. Vi faccio un esempio legato ad Andrea Favilli. Lui ha segnato nella ripresa, è vero. Ma se avesse giocato dal primo tempo, sarebbe stato lo stesso utile come lo è stato nell'ultima mezz'ora, quando la squadra era mentalmente cambiata? Alla fine, è la mentalità, a fare la differenza. E quella, un gruppo, può averla o no. In un gruppo che ha mentalità, la assimilano tutti e la prende pure chiunque arrivi».
Il Messaggero