Loggia Ungheria, la procura di Perugia: «Non è nuova P2». E chiede l'archiviazione

Loggia Ungheria, la procura di Perugia: «Non è nuova P2». E chiede l'archiviazione
PERUGIA - Loggia Ungheria, la procura di Perugia ha chiesto l'archiviazione del procedimento che nei mesi scorsi aveva visto indagare diverse persone per la presunta...

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PERUGIA - Loggia Ungheria, la procura di Perugia ha chiesto l'archiviazione del procedimento che nei mesi scorsi aveva visto indagare diverse persone per la presunta violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete «che svolgono attività diretta a interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali».

Lo rende noto il procuratore capo Raffaele Cantone in una nota ufficiale che ripercorre la nascita dell'inchiesta, ereditata dalla procura di Milano: agli iniziali tre indagati, se ne sono aggiunti altri sei, anche per le dichiarazioni rese dall'avvocato Piero Amara, che però aveva addirittura parlato di «almeno 90 soggetti» qualificati come «associati». Le indagini sono andate avanti nel più stretto riserbo (anche se la procura di Perugia sottolinea in diversi passaggi le «propalazioni» dei documenti sui media), fino appunto alla richiesta di archiviazione con «specifica menzione per ognuno degli episodi narrati da Amara degli accertamenti effettuati e degli eventuali riscontri anche e soprattutto – prosegue Cantone – in funzione di verificare sia l'attendibilità dell'Amara sia se gli episodi raccontati potessero essi stessi essere “elementi sintomatici” dell'esistenza dell'associazione Ungheria». 
«Il complesso delle investigazioni ha portato a ritenere integralmente o parzialmente non riscontrate numerose propalazioni dell'avvocato, che tecnicamente vanno inquadrate come chiamate in correità dirette o de relato, e quindi come non accertati fatti narrati o in alcuni ha portato a ritenere avvenuti i fatti, ma escluso che in essi Amara avesse potuto svolgere un ruolo, come da lui riferito».
Adesso il lavoro della procura sarà finalizzato non solo alla «configurabilità dei delitti di calunnia e autocalunnia», quando al coordinamento con la procura di Milano per il «coordinamento sulle ulteriori indagini connesse da svolgere». 

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Il Messaggero