La lentezza della politica rischia di peggiorare i danni del terremoto

La lentezza della politica rischia di peggiorare i danni del terremoto
Quando c'è gente che soffre, come sta accadendo ai nostri terremotati, affrontare questioni spinose può sembrare indelicato, ma il freddo pungente di questi...

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Quando c'è gente che soffre, come sta accadendo ai nostri terremotati, affrontare questioni spinose può sembrare indelicato, ma il freddo pungente di questi giorni e l'immagine delle comunità terremotate che a tre mesi dall'ultima scossa si trovano ancora in condizioni di gravissimo disagio non possono esimere dal fare alcune valutazione sulla gestione dell'ultimo sisma. Qualche giorno fa il Commissario Straordinario Errani ha emesso un'Ordinanza che vuole essere l'attuazione della legge sul terremoto approvata definitivamente solo lo scorso 15 dicembre. L'Ordinanza, in maniera fin troppo burocratica, cerca di disciplinare le modalità di affidamento di incarichi ai tecnici, soprattutto al fine di evitare concentrazioni di incarichi tecnico-professionali a chi non abbia una struttura organizzativa tale da garantirne l'effettiva esecuzione e giunge così ad individuare l'istituzione di un elenco speciale di professionisti ritenuti invece idonei. Al di là dei dubbi di legittimità del provvedimento di Errani che francamente appare essere in contrasto con una serie di principi costituzionali, il dato che sbalordisce è che, pur avendo l'Italia di media un terremoto ogni due anni, non siamo ancora riusciti ad avere una disciplina preventiva che affronti con lungimiranza queste emergenze. Insomma, con il solito sistema di chiudere le stalle quando i buoi sono già fuori, ci permettiamo il lusso di teorizzare norme che affrontino i terremoti tre o quattro mesi dopo che essi sono accaduti, per altro riempendole di articoli ad altissimo rischio di impugnativa.


Già, il rischio paradossale è proprio questo: non è da escludere che da più parti questa ordinanza potrà essere impugnata davanti ai Tribunali Amministrativi Regionali con la probabilità concreta che contro di essa vengano accolti ricorsi, creando una vera e propria situazione di impantanamento amministrativo. In tutto questo quadro, i terremotati sono o ancora sfollati o in container o peggio in case isolate lesionate dal terremoto e non abbandonate solo per non lasciar morire le aziende agricole. A volte sembra proprio che manchi il buon senso ed una organizzazione di sistema. Sin da subito dopo l'evento sismico era chiaro che la priorità più urgente fosse il ripristino della viabilità di tutte le strade, comprese quelle che conducono ad ogni singola frazione e ciò prima che arrivasse il generale Inverno: il freddo è arrivato e molte frazioni e comunità sono sostanzialmente irraggiungibili se non con percorsi lunghi e accidentati. Inoltre, francamente ancora incomprensibile è apparsa quella scellerata scelta dei cosiddetti container comunitari: l'idea di mettere più famiglie in un unico alloggio, oltre ad essere contrario ai più elementari principi dei diritti personali come la riservatezza, appare confliggere con l'interesse da più parti dichiarato di mantenere le persone nei luoghi terremotati. Infatti, non è mancato chi, di fronte alla prospettiva di portare la propria famiglia in un container cosiddetto comunitario ha preferito desistere e allontanarsi, forse definitivamente, dal proprio paese e ubicarsi altrove. Queste vicende, unitamente a tanti altri piccoli aspetti della gestione del terremoto, stanno decisamente ingrossando i malumori delle persone coinvolte e sempre più comincia a montare la protesta.


Si badi bene, il paradosso è che il Parlamento ha messo a disposizione risorse economiche, ma fino ad ora si è perso tanto, troppo tempo nel programmare, discutere e sostanzialmente non concludere. Tutto ciò andava fatto prima, addirittura con una programmazione pre-terremoto; quello che non si capisce è perchè, mentre si fanno esercitazioni preventive di evacuazione nelle scuole, nelle aziende, fino nelle famiglie, non si riesca a creare delle regole nazionali o regionali da applicare immediatamente in caso di evento sismico. In queste circostanze tutti evocano i famosi giapponesi con le loro capacità di ricostruire in maniera istantanea, o quasi, ciò che i ripetuti terremoti distruggono. Non saremo giapponesi ma abbiamo costosissimi Consigli Regionali e un Parlamento con ben 930 Onorevoli e Senatori che ben potrebbero svolgere la loro funzione lavorando non in via emergenziale postuma ma in via preventiva. Insomma, si è perso molto tempo, si sono fatti molti errori, la gente è lì che soffre e non capisce quanto tempo debba passare prima che siano date risposte concrete anche per alleviare gli effetti di questa ondata di freddo eccezionale. Occorre cambiare passo, mentre la via fino ad ora intrapresa di leggi e ordinanze farraginose, contraddittorie, a rischio di dichiarazione di illegittimità, sembra portare lontano dalla soluzione immediata dei problemi. Se è indubbio che la volontà di chi sta gestendo la fase della ricostruzione è buona, occorre ricordare che buone sono anche le intenzioni di cui è lastricata la via dell'Inferno. Giusto preoccuparsi delle infiltrazioni mafiose, opportuno prevenire ogni forma di corruzione, può avere un'utilità evitare accaparramenti da parte di professionisti e imprese che poi non sono in grado di svolgere il loro lavoro al meglio, ma evitiamo che in forza di tutte queste preoccupazioni si metta in piedi un sistema bizantino che porterà al più totale immobilismo facendo sì che se la ricostruzione del terremoto del '97 è durata 20 anni, per quella del 2016 se ne debbano aspettare 50. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero