Le Grazie, l'Asl chiede 11 mila euro a degente

Le Grazie, l'Asl chiede 11 mila euro a degente
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TERNI «L'Asl Umbria 2 chiede 11.612 euro a un anziano malato cronico non autosufficiente di Terni per la degenza nella residenza sanitaria Le Grazie. Quali certezze per gli anziani gravemente malati non autosufficienti?»: lo chiede in una interrogazione urgente alla Giunta il consigliere regionale Sergio De Vincenzi (gruppo misto-Umbria next). Fascendo inoltre notare come il tutore dell'anziano abbia più volte tenuto a precisare che per quel tipo di disabilità non possibile curarlo nella sua abitazione, ma che ha bisogno di cure continue.

De Vincenzi, nel suo atto fa riferimento infatti a un cittadino gravemente malato che dopo circa 90 giorni di degenza presso la Residenza sanitaria assistita per le cure sanitarie e socio-sanitarie in regime residenziale, «ha ricevuto il ben servito dall'Asl Umbria 2 che ha ignorato la richiesta di continuità delle cure». Inoltre, per 86 giorni di degenza relativi al periodo di ricovero presso la residenza Le Grazie - ha aggiunto -, ha visto recapitarsi una prima fattura di 11.612 euro a copertura dei servizi erogati sino al 31 dicembre 2018, in attesa di una seconda richiesta di pagamento per il 2019».

«La Rsa è una struttura di riabilitazione, e non residenziale - ha risposto il direttore amministrativo della Usl 2 Enrico Martelli -, nella quale il ciclo di cure dura 30 o 60 giorni e in casi eccezionali 90 come accaduto per l'anziano in questione. Terminato questo periodo le evidenze scientifiche dicono che gli interventi messi in atto non portano più a risultati significativi e quindi il paziente va dimesso. Nel caso dell'anziano, tuttavia, nonostante ripetuti contatti con la famiglia non è stato possibile riportarlo a casa come vane sono risultate vane tutte le proposte di assistenza domiciliare avanzate dalla Usl. Non è rimasto altro da fare che addebitare all'anziano un costo pari a quello del soggiorno in una struttura per anziani per i giorni nei quali è rimasto alle Grazie. Anche per tutelare gli altri pazienti che hanno diritto alla riabilitazione nella Rsa».
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Il Messaggero