Le barchette di Pasquale Bruno approdano alla Pro Biennale di Venezia

Una delle due opere uniche esposte
La Pro Biennale di Venezia (in corso dal 5 al 27 maggio) ospita due opere uniche di Pasquale Bruno, l’artista delle barchette di carta. ...

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La Pro Biennale di Venezia (in corso dal 5 al 27 maggio) ospita due opere uniche di Pasquale Bruno, l’artista delle barchette di carta.

Classe 1955, una laurea in giurisprudenza messa in naftalina per amministrare il cantiere nautico di famiglia, napoletano d’origine ma ternano di adozione, diventa autore di un catalogo di “ricordi” appena quattro mesi fa. Un racconto. Che porta ad una prima produzione e ad una mostra al Met di piazza Tacito. Usa i colori dei luoghi incantati in cui è cresciuto, ne fa una prima la raccolta e si presenta così alla città e alla critica.
Ci sono gli azzurri del mare Mediterraneo. Del golfo di Napoli. C’è il verde dell’isolotto di Nisida che lo salutava ogni giorno quando era bambino (il Lido Coroglio, stabilimento sull’ unica spiaggia cittadina di fronte all’isola di Nisida , di proprietà della famiglia Bruno,  è stato luogo  di crescita e di svago di Pasquale, realtà importante negli anni Sessanta e Settanta e che occupava circa settanta risorse). “Salvate la barchetta di carta, Simbolo di purezza.  E popolate il mondo di polipetti rossi, testimoni dell’abisso ma anche esseri tentacolari come le vie di Napoli”. Sembrano gridare le sue opere.
Una carriera artistica intrapresa di recente, quando nel 2017 il figlio Francesco gli regala una tavoletta wacom. E’ allora che Pasquale si cimenta nell’arte del digitale. Compaiono i ricordi. I luoghi. I colori. Traduce in stampe pregiate il racconto della sua infanzia.  La tecnica: Digital Art Giglèe. Che utilizza nove colori anziché quattro. Non solo, ma grazie al suo inchiostro a pigmenti ed ai suoi supporti di alta qualità, la stampa Giglèe non si altera.
Individua una stamperia in Puglia per la realizzazione delle sue opere e nasce il catalogo: edizioni limitate in tre formati. In quasi tutte ci sono le sue care barchette, alla ricerca del polipo perduto. Un viaggio introspettivo raccontato coi colori della città dove il sangue si soglie e dove il mare ha un azzurro intenso.

“A chi mi chiedeva il perché della barchetta di carta rispondevo: sto imparando a disimparare tutto ciò che ho imparato crescendo. Io vedo la barchetta come il recupero della purezza originale”. A Venezia saranno esposte due opere uniche della misura 60 per 100.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero