Perugia, dipendenti esterni di pulizie all'Università senza stipendio da agosto: «Intervenga il rettore»

Perugia, dipendenti esterni di pulizie all'Università senza stipendio da agosto: «Intervenga il rettore»
PERUGIA  - Un incontro con il rettore, Maurizio Oliviero. È quanto chiederanno domani, lunedì 13 gennaio,  i dipendenti della società Manital...

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PERUGIA  - Un incontro con il rettore, Maurizio Oliviero. È quanto chiederanno domani, lunedì 13 gennaio,  i dipendenti della società Manital Idea spa che si presenteranno al Rettorato. La Manital Idea spa è la società che eroga il servizio di pulizie al polo di Medicina dell’università e gli 8 dipendenti ancora in forze (cui si aggiungono due ex lavoratrici che hanno cessato il rapporto a dicembre) non percepiscono la retribuzione da agosto. 


Questa vicenda, rende noto un comunicato dei dipendenti stessi, si inserisce nella lunga e travagliata storia dell’appalto di Global Service della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Perugia (che successivamente alla costruzione del polo universitario comprendeva l’erogazione del servizio di riscaldamento, la manutenzione ordinaria e, appunto il servizio di pulizie), attualmente affidato alla società Olicar Gestione srl. In quasi dieci anni (dal 1 Marzo 2010) per il servizio di pulizie si sono alternate quattro aziende, in subappalto: la Team Service srl dal marzo 2010 al febbraio 2014, Ia. Lp. Multiservice srls dal marzo 2014 a febbraio 2015, la Cooperativa sociale La Torre, da marzo 2015 a febbraio 2016, ed infine la Manitalidea, società capogruppo del gruppo Manital scpa, dal marzo 2016 fino ad oggi.

«La Manital Idea spa ha pagato regolarmente i dipendenti fino alla mensilità di marzo del 2019 - si legge ancora nel comunicato -. Successivamente sono iniziati i primi ritardi, fino all’attuale blocco totale delle retribuzioni: la mensilità di luglio è stata pagata ad ottobre e da allora le lavoratrici attendono la quattordicesima, la mensilità di agosto e tutte le successive (comprese dicembre e 13ma) per un totale sette mensilità. Il Gruppo Manital conta 10.000 dipendenti circa tra diretti e consorziati (Alitalia ne ha circa 11.000 e l’ex ILVA di Taranto circa 10.700) e gestisce il servizio di pulizie in numerose pubbliche amministrazioni un po’ in tutta Italia; dall’inizio dello scorso anno è sprofondato in una grave crisi, che sembrava risolta con la acquisizione, il 16 Ottobre2019, da parte del fondo IGI Investimenti, specializzato nell’acquisto di aziende in crisi e in startup aziendali. Contrariamente alle aspettative, la situazione non è affatto migliorata, anzi sembra essere precipitata: alla fine del mese di gennaio il Tribunale di Torino tornerà ad esaminare le numerose istanze di fallimento che sono state presentate nei confronti della Manitalidea. La Manital, allo scopo di ridurre la mole dei propri debiti e scongiurare così la dichiarazione di fallimento, ha chiesto agli enti ai quali eroga i propri servizi, in appalto e/o in subappalto, di pagare direttamente gli stipendi dei propri dipendenti, come previsto, peraltro, anche dal codice degli appalti».

E qui entra in ballo l'università perugina. «Numerose pubbliche amministrazioni, in tutta Italia, hanno pagato direttamente i dipendenti della Manital Idea, detraendo le somme erogate dai compensi dovuti all’appaltatrice - dicono ancora i dipendenti senza stipendio -. L’Università di Perugia, al corrente della situazione fin dal mese di agosto, ha sì sollecitato l’appaltatrice e la subappaltatrice al rispetto del contratto ed al versamento di quanto dovuto ai lavoratori, ha bloccato il pagamento delle fatture per il servizio di pulizia, ma rifiuta di pagare direttamente i dipendenti. Eppure l’Ateneo perugino si trova nella stessa identica situazione di tutte le altre pubbliche amministrazioni che, al contrario, si sono surrogate nel pagamento dei dipendenti delle appaltatrici».


I dipendenti, secondo quanto si legge nella nota, continuano a erogare il servizio nonostante non vengano pagati «nei limiti del personale rimasto in forza all’appalto», ma è chiaro come questa situazione li abbia «letteralmente esasperati e, prima di procedere con le azioni giudiziarie contro le due imprese e contro l’Università, hanno deciso di fare questo ultimo tentativo, sperando di riuscire ad avere un incontro con il rettore ed in un suo intervento risolutivo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero