La vita di Ortensia Farnese, che seppellì tre mariti e creò una dinastia tra Parrano e Vignanello, in un libro

La vita di Ortensia Farnese, che seppellì tre mariti e creò una dinastia tra Parrano e Vignanello, in un libro
PARRANO – Di Ortensia Farnese, figura femminile di spicco del...

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PARRANO – Di Ortensia Farnese, figura femminile di spicco del Rinascimento vissuta tra l’Umbria e il Lazio, non si conosce un granché. Se non che seppellì tre mariti (Sforza Marescotti, Girolamo dei Conti di Marsciano, Ranuccio Baglioni) e che ereditò dalla madre, nel 1536, il castello di Vignanello. Su di lei sono state scritte poche pagine, quasi interamente dedicate agli aspetti più scandalistici della sua vita: fu sospettata ed accusata dell'uccisione dei suoi tre mariti e di almeno due figli dei suoi figli, trascurando lo spessore storico e politico della sua frenetica attività. Attingendo alle numerose fonti archivistiche disponibili e non sempre utilizzate, il libro "Ortensia Farnese. La creazione di una dinastia tra Vignanello e Parrano" di Francesca Giurleo e Maurizio Grattarola (Intermedia Edizioni), vuole offrire una visione più ampia di colei che fu soprannominata la Lucrezia Borgia di Parrano, esaminando in maniera approfondita sia le vicende processuali che la videro coinvolta e talvolta condannata, sia i complessi aspetti della sua forte personalità in modo che il lettore possa formarsi una propria opinione. La biografia verrà presentata proprio nel castello di Vignanello, sabato 6 novembre 2021 (alle ore 17): i due autori dialogheranno con Elisabetta Gnignera, tra le massime esperte di storia del costume. «Fu Ortensia Farnese, con la sua forza d’animo, la sua determinazione, il suo coraggio unito ad una notevole spregiudicatezza, a gettare le fondamenta del potere politico ed economico dei Marescotti» – spiegano Francesca Giurleo e Maurizio Grattarola. «Per tutta la vita - evidenziano gli autori - continuò ad utilizzare il cognome della madre, Beatrice Farnese di Latera, ignorando o forse disprezzando quello del padre. Processata e qualche volta condannata per le sue azioni, non esitò mai ad affrontare le proprie responsabilità, né a confrontarsi duramente con i suoi tre mariti ed i numerosi figli, nella ricerca della migliore soluzione possibile che garantisse la prosecuzione della stirpe».

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Il Messaggero