Terni, la nuova sfida da Valeria Masala: in cima all'Etna a piedi nonostante la disabilità

Ha perso un braccio e una gamba in un incidente stradale: " Sarei ipocrita a dire la vita ora è solo rose e fiori ma se riesco a distogliere anche solo una persona dai pensieri neri, allora ha senso che io sia qui"

Terni, la nuova sfida da Valeria Masala: in cima all'Etna a piedi nonostante la disabilità
«Di certi luoghi ti resta addosso il profumo della gratitudine». Così Valeria Masala descriveva a caldo “l’impresa” appena portata a termine:...

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«Di certi luoghi ti resta addosso il profumo della gratitudine». Così Valeria Masala descriveva a caldo “l’impresa” appena portata a termine: marciare sulle pendici dell’Etna nonostante la disabilità. A distanza di qualche giorno da quell’avventura è ancora euforica per l’esperienza vissuta. «E’ stata per me una grande soddisfazione e una grande emozione – racconta – nonostante le difficoltà posso dire che sono stata brava e ce l’ho fatta». Nel 2019 il destino le ha riservato un brutto risveglio: in un incidente con la moto è morto il suo compagno, Paolo Cardoni, mentre lei, 55enne ternana, ha subito l’amputazione del braccio e della gamba sinistra. Appassionata della montagna, il suo sogno era di tornare a camminare e a fare trekking. Un sogno che si è avverato e dopo, diverse uscite meno impegnative, pochi giorni fa si è cimentata con l’escursione sul vulcano.

«Un anno e mezzo fa – spiega Valeria Masala – mi sono iscritta al gruppo “Team 3 gambe” di Moreno Pesce che segue una filosofia ben precisa: non è necessario essere atleti paralimpici per fare certe cose, ma con l’aiuto giusto anche persone come me ci riescono. E così, dopo un’uscita sulle Dolomiti, è stata organizzata questa escursione sull’Etna».

Hanno partecipato sei persone con disabilità e i loro accompagnatori che hanno battuto il fianco nord del vulcano e in particolare il sentiero della “Bottoniera”, detto così perché si incontrano tanti crateri che sembrano i bottoni di una camicia, sul versante che eruttò nel 2002. Un sentiero che raggiunge un’altezza di circa 2000 metri. «Siamo partiti tutti insieme ma per me non è stato semplicissimo – rivela Valeria Masala – ero la sola, tra i partecipanti, con una doppia amputazione e quindi con qualche difficoltà in più. Lungo il tragitto sono stata supportata da due guide del Cai. Ho fatto quello che ho potuto ma per me è stata una grande soddisfazione: ho camminato su quel terreno dove è scorsa la lava, sopra i lapilli e poi sulla neve. Non ero mai stata in questi posti. Vedendo il panorama molto suggestivo, tutto nero, quasi lunare, l’ho definito come un “paradiso infernale” o “inferno paradisiaco”». Valeria, che emana una grande vitalità, non ha cercato “l’impresa” a tutti i costi, ma ha voluto misurarsi con la sua passione (la montagna) e con la capacità di gustare, camminando, il paesaggio. Parlando del suo incidente dice di essere «consapevole che poteva andare anche peggio, potevo restare come un vegetale su un letto» ma da questa prova terribile ha trovato anche la forza di rialzarsi.

«Non posso dire che la vita ora sia rose e fiori, sarei un’ipocrita ma è inutile piangersi addosso – afferma - Parto dalla considerazione che se con la mia esperienza riesco a distogliere anche una sola persona dal “buttarsi giù dal ponte”, allora ho vinto ed è forse questo il motivo per cui sono ancora qui».

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Il Messaggero