L'Umbria e la paura dell'usura sommersa: «Poche denunce». Il rischio di infiltrazioni mafiose

Il procuratore generale Sergio Sottani all'inaugurazione dell'anno giudiziario a Perugia
PERUGIA - Un dato anomalo che non può non far riflettere. Soprattutto se si parla di usura, «tipico campanello d’allarme dell’infiltrazione...

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PERUGIA - Un dato anomalo che non può non far riflettere. Soprattutto se si parla di usura, «tipico campanello d’allarme dell’infiltrazione mafiosa». E soprattutto se a metterlo in evidenza è il procuratore generale Sergio Sottani, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.

«Da una parte - sottolinea il magistrato nella sua relazione - vi è nel territorio una fondazione regionale che frequentemente pubblicizza l’elargizione di contributi pubblici in favore dei nuclei familiari, più sofferenti a causa della crisi economica, proprio al fine di scongiurare il ricorso al credito usuraio. Dall’altra, la procura distrettuale lamenta il dato, anomalo rispetto a quello nazionale, di un numero estremamente ridotto di denunce del reato di usura. Sarebbe oltremodo auspicabile che l’elargizione di sovvenzioni di denaro pubblico, se veicolate per prevenire fenomeni di usura, non venga erogata solo sul presupposto della difficoltà finanziaria, quasi come una duplicazione di analoghe misure nazionali, ma rigidamente ancora al fine della segnalazione di pericoli concreti in tema di usura, con innegabili riflessi sull’attività investigativa in materia».
Parole importanti. Integrate da altre altrettanto importanti. «Per combattere il pericolo di infiltrazioni mafiose - continua Sottani - occorre agire ad ampio respiro sul versante della cultura giudiziaria, non solo quindi sulle forme di illegalità più strettamente connesse quali la corruzione, l’illecito affidamento degli appalti, la turbata libertà degli incanti, l’evasione fiscale» e altre «ma anche su materie quali la tutela dell’ambiente e degli infortuni di lavoro».
Sostiene il procuratore generale come «su questi temi la risposta giudiziaria non sembra soddisfacente considerati i numeri irrisori di procedimenti penali e soprattutto di condanne in tema di ambiente e infortuni sul lavoro. Naturalmente il dato statistico di per sé non solo non è particolarmente significativo; anzi potrebbe essere sintomatico di una diffusa legalità. A questa ultima tranquillizzante risposta ostano però alcuni dati, quali il numero eccessivo di decisioni per avvenuta prescrizione del reato».
Sul tema usura anche il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, sottolinea come «resta bassissimo il dato numerico sui procedimenti». Nell’anno trascorso «si è raddoppiato il numero delle iscrizioni passando però dall’esiguissimo dato di 3 iscrizioni a quello certamente irrilevante di 6. Una fato che non può che essere letto come segnale di una inspiegabile difficoltà delle vittime a presentare denunce».


A proposito di denunce e procedimenti, va sottolineato come al 30 giugno scorso (ultimo dato disponibile) tra le procure di Perugia, Spoleto e Terni vi fossero quasi 13mila procedimenti contro persone note (8901) e ignote (4009) ancora pendenti. Il tutto nonostante 35mila attività esaurite in un anno ma a fronte di altri 34mila procedimenti sopravvenuti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero