L'intervista alla psicologa: «Lo stress da Covid ci ha liberati dagli altri pesi della vita»

L'intervista alla psicologa: «Lo stress da Covid ci ha liberati dagli altri pesi della vita»
Ingabbiati nel sistema dell’”apri e chiudi” dei vari Dpcm, senza le progettualità di viaggi e lo svago tra amici, ansie e preoccupazioni diventano un...

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Ingabbiati nel sistema dell’”apri e chiudi” dei vari Dpcm, senza le progettualità di viaggi e lo svago tra amici, ansie e preoccupazioni diventano un nemico difficile da combattere. Ma, come ci spiega la psicologa Claudia Crispolti, l’era del Covid nasconde anche una opportunità 

Dottoressa Crispolti, qual è l’impatto del Covid ad un anno dalla pandemia?

«Il caos e l’instabilità che si sono creati a livello sociale, economico ed ha investito contemporaneamente diversi piani dell’esistenza hanno generato un fortissimo stress in tutti noi. Lo stress è una parola mutuata dall’ingegneria e altro non è che una spinta, un sovraccarico che si accumula su alcuni punti precisi del nostro sistema mente - corpo». 

Qual è l’elemento che maggiormente spiazza in questa situazione?

«La nostra mente ha bisogno di certezze, rassicurazioni. Persino un gran dolore diventa sopportabile se sappiamo quanto dura. Viviamo in un lunghissimo tunnel da cui non vediamo una uscita». 

Questo stato che cosa genera?

«In questo lungo anno abbiamo subito uno stress prolungato che ha colpito ognuno di noi nei suoi punti deboli allo stesso modo in cui un terremoto spacca una casa laddove era già incertamente stabile. Ora immaginate questo stress come un carico di peso enorme da portare, trascinare giorno dopo giorno, dalla mattina alla sera, per più di un anno. Tutto questo sentendoci impotenti perché non possiamo fare niente». 

Che cosa accade quindi?

«Accade che tutti gli altri pesi che portavamo prima dell’arrivo del Covid, li abbiamo dovuto lasciare andare. Pensiamo a tutte le finzioni, le maschere che indossavamo, l’energia che impiegavamo a farci andare bene cose che non potevamo accettare. Colleghi poco simpatici, atteggiamenti fastidiosi del partner, lavori che non ci piacevano, dinamiche quotidiane che ci stavano strette. Tutto questo ora non è più tollerabile, dobbiamo preservare la  nostra energia per restare in piedi, tenere botta, insomma non possiamo sprecare le nostre forze per qualcosa che non sia necessario, essenziale». 

Questo stress cosa può provocare?

«Poiché stiamo già tollerando più del normale, basta una goccia a farci traboccare. La nostra soglia di tolleranza possiamo dire che si è notevolmente abbassata. La cosa buona è che questo dramma è stato per molti, l’occasione di tirare giù la maschera e per preferire di essere veri invece che buoni. Il nuovo motto ora potrebbe essere poche cose ma autentiche».

Come se la bolla in cui vivevamo fosse scoppiata all’improvviso?

«Sì, nell’era del Covid, ci siamo accorti di quanto abbiamo finto, recitato, mentito a noi stessi. E il fatto meraviglioso è che questa situazione devastante su scala globale, singolarmente può dar vita a dei veri propri miracoli personali, delle rivoluzioni».

Dalle difficoltà, quindi, un’opportunità di crescita personale?

«Non immaginate quante persone hanno deciso, negli ultimi mesi, di cambiare vita, di tentare l’intentato, di tirare fuori parti di loro nascoste e sepolte. E’ tuttavia terribile pensare che abbiamo avuto bisogno di tutto questo, di una pandemia, per farci ritrovare il senso profondo della nostra esistenza». 

Che cosa consiglia di fare?

«Arrivati a questo punto, in cui non sappiamo quanto ancora dovremo convivere con il virus, è impensabile sprecare altra energia in rapporti insignificanti, relazioni prive di contenuti, impegni farlocchi che usavamo solo per riempire il tempo. Iniziamo dal capire le cose che ci fanno stare bene e individuare quelle che, invece, non lo fanno. Ora finalmente l’obiettivo è riconquistare sé stessi e la propria autenticità».

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Il Messaggero