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Ast, i sindacati tagliati fuori dall'incontro al ministero. Scendono in campo e chiedono chiarezza. Partite le richieste di incontro con i vertici aziendali, comune e Regione. Un'azione congiunta, decisa a pochi giorni dall'incontro che si è tenuto lo scorso 19 gennaio a Roma al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, durante il quale è stato messo a terra il timing per sbloccare le risorse per realizzare il piano industriale presentato da Arvedi il primo aprile 2022.
Un tavolo a cui hanno partecipato i rappresentanti del governo, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei con l'assessore regionale Michele Fioroni, i rappresentanti del Gruppo Arvedi, proprietario di Ast e i tecnici del Mase, del Mimit e di Invitalia ma a cui Cgil, Cisl, Uil, Fim, Fiom e Uilm di Terni non sono stati invitati. Per questo, e alla luce degli esiti emersi a valle della riunione, i sindacati hanno deciso di inviare un comunicato congiunto in cui chiedono ufficialmente conto di quanto sta accadendo.
«Pur riconoscendo che la convocazione al tavolo tecnico non sia dovuta - hanno scritto - abbiamo sempre ribadito che per opportunità sarebbe stata utile, o in alternativa, si sarebbe almeno potuto costruire un confronto preliminare con chi ha già da tempo svolto analisi e avanzato proposte per lo sviluppo sostenibile delle filiere industriali, che rimangono il pilastro portante dell'economia locale». Fra i temi su cui i sindacati chiedono un confronto diretto e rapido, in particolare con la Regione, il processo di decarbonizzazione dell'attività siderurgica che la stessa Arvedi ha indicato come obiettivo. «Sarebbe utile conoscere gli impegni della Regione dell'Umbria in tal senso - continuano - e se questi sono coerenti con le azioni e i progetti regionali già finanziati o in via di finanziamento dal Piano di Ripresa e Resilienza». Stesso discorso per l'utilizzo dell'idrogeno verde. La richiesta di chiarimento e confronto arriva anche per quanto riguarda le categorie dei metalmeccanici. I quali « - precisano i sindacati - non hanno avuto modo di discutere il dettaglio del piano industriale di Arvedi Acciai Speciali Terni. A quasi un anno dall'acquisizione della nuova proprietà, siamo fermi, alle linee guida del 5 febbraio 2022». Che nella pratica si tradurrebbe in una verifica incrociata degli investimenti dichiarati e della loro applicazione. «Reparto per reparto - precisano - impianto per impianto in termini di prodotti, processi, livelli occupazionali e riorganizzazione complessiva della fabbrica». Un procedura necessaria, soprattutto alla luce della congiuntura socio economica che si è creata negli ultimi mesi e delle importanti ricadute che il piano industriale avrà sul territorio a livello di indotto e delle aziende parte integrante delle seconde lavorazioni. Ultimo, ma non ultimo, il tema dell'ambiente e della sostenibilità. «Sollecitiamo - chiudono - anche su questo versante gli enti locali e regionali per conoscere quali interventi infrastrutturali, materiali e immateriali si stanno mettendo in campo sia utilizzando le risorse del Pnrr che quelle dei fondi europei per rendere più competitivo il sito ternano e le aziende del territorio. Per tutti questi motivi Cgil, Cisl, Uil, fim, Fiom e Uilm attiveranno tutte le proprie strutture affinché si arrivi in tempi rapidi ad un confronto».
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Il Messaggero