Todi, iscrizioni gonfiate per assumere 38 persone, i nomi rubati alla Caritas: c'è un ex preside che deve pagare oltre un milione di euro

Todi, iscrizioni gonfiate per assumere 38 persone, i nomi rubati alla Caritas: c'è un ex preside che deve pagare oltre un milione di euro
PERUGIA - Un milione e 167.408 euro più spicci. È quello che è stato condannato a pagare Marcello Rinaldi, ex preside dell'Augusto Ciuffelli di Todi,...

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PERUGIA - Un milione e 167.408 euro più spicci. È quello che è stato condannato a pagare Marcello Rinaldi, ex preside dell'Augusto Ciuffelli di Todi, per aver gonfiato le iscrizioni dell'istituto, danneggiando il ministero dell'Istruzione costretto a pagare così più educatori del necessario. Lo ha stabilito la Corte dei conti che già lo scorso luglio, dopo le indagini della guardia di finanza, aveva disposto un sequestro di beni mobili e immobili: con la sentenza, pubblicata il 4 marzo, il provvedimento è stato tramutato in pignoramento.

Secondo le accuse della procura contabile, negli anni tra il 2016 e il 2022 Rinaldi ha «comunicato un numero maggiore di convittori, convittrici e semiconvittori, rispetto a quello effettivo», convincendo l'allora Miur ad assegnare «in base alle attestazioni rilasciate dal dirigente scolastico» un numero maggiore di educatori «rispetto alle esigenze effettive dell'istituto». Con una maggior spesa per il ministero pari proprio a 1.167.408,22 euro che per la magistratura contabile è il danno erariale da risarcire a causa della sua responsabilità dolosa. Nei guai è finita anche Mirella Palomba, all'epoca direttrice dei servizi generali amministrativi del Ciuffelli: accusata di «aver omesso i doverosi controlli» nei confronti dell'operato di Rinaldi, è stata condannata al pagamento di 58.370,41 euro, ma solo in via sussidiaria.
Entrambi hanno provato a difendersi: Rinaldi con l'avvocato Nicola Pepe, Palomba con gli avvocati Guglielmo Santarelli e Federica Rapastella. L'ex preside, oltre a richiamare la prescrizione, ha spiegato come si sia trattato di «scelte discrezionalmente riservate al dirigente» e «finalizzate a garantire il diritto allo studio e quindi non sindacabili dal giudice contabile». L'ex dirigente invece ha sostenuto come le verifiche sugli atti del preside «non sarebbero state inerenti alle sue competenze». Difese che però non sono state accolte dalla Corte presieduta da Piero Carlo Floreani: davanti a quelle 50 iscrizioni rispetto alla «media reale» di 35, i giudici contabili hanno parlato in sentenza di una «gestione accentratrice ed opaca del convenuto». Con ben 38 educatori pagati in più nel giro di sei anni e quei nomi di presunti convittori presi in prestito da «extracomunitari residenti presso la Caritas». «Tutto ciò – sottolinea la Corte dei conti – tra le perplessità del personale che sospettava si trattasse di nomi di fantasia». Abbastanza, secondo la magistratura contabile, per convincersi anche del dolo di Rinaldi, tra «macroscopica illiceità della condotta», «occultamento dei dati» e «durata e protratta ripetizione» delle attività scorrette.


Attività che sono confluite anche in un procedimento penale, con la procura di Spoleto, dopo la chiusura delle indagini, pronta ad andare a processo per le accuse di falsità ideologica commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero