Blitz dei carabinieri all'Inceneritore trovate numerose irregolarità parte l'indagine della Procura

Blitz dei carabinieri all'Inceneritore trovate numerose irregolarità parte l'indagine della Procura
TERNI I carabinieri del Noe sono stati ben due mesi all'interno dell'inceneritore di Maratta “Terni Biomassa” della Tozzi Holding di Ravenna. Sessanta giorni...

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TERNI I carabinieri del Noe sono stati ben due mesi all'interno dell'inceneritore di Maratta “Terni Biomassa” della Tozzi Holding di Ravenna. Sessanta giorni di controlli sulla gestione dei rifiuti e sulle emissioni del camino che hanno portato, secondo quanto si è appreso in via ufficiosa, alla denuncia penale per alcune violazione al Testo unico ambientale (decreto 152 del 2006, denominato codice ambientale) con un fascicolo portato direttamente in Procura e una serie di prescrizioni amministrative depositate in Provincia, perché poi siano rispettate.

Un lavoro certosino fatto dagli uomini del nucleo operativo ecologico di Perugia coordinati dal capitano Francesco Motta, con il supporto dei tecnici dell'Arpa.Per quanto riguarda le emissioni sarebbero stati rilevati dei valori degli inquinanti non conformi rispetto alle prescrizioni previste nelle autorizzazioni. Allo stesso testo tempo irregolarità sono state trovate nella gestione dei rifiuti all'ingresso e quelli in uscita dall'impianto di Maratta.
Ricordiamo che l'impianto ha tre autorizzazioni vigenti in attesa dell'autorizzazione integrata ambientale che è ancora in itinere negli uffici della Regione. La prima autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'impianto è stata rilasciata dall'allora ministero dell'Industria. Nel 2005 il Comune ha rilasciato un'altra autorizzazione per la modifica ed il potenziamento dell'impianto. Quella del 2009, invece, data dalla Provincia, autorizza all'utilizzo di alcuni combustibili, in maniera particolare il pulper di cartiera, la carta di linoleum e alcuni materiali assimilabili. Dopo il revamping partito nel 2013 la Tozzi holding ha eliminato la cosiddetta pirolisi (processo di decomposizione organica termochimica) e ha lasciato però una caldaia a combustione diretta, che produce vapore che passa da una turbina producendo così energia elettrica.
Ma nel frattempo la società ravennate è ancora in attesa di ottenere dalla Regione l'aia (l'autorizzazione integrata ambientale che fino al 2014 per quel tipo di impianto non era prevista). Un'autorizzazione necessaria però al normale esercizio dell'impianto.
Tra l'altro la stessa holding ha rinunciato alla richiesta fatta in un primo momento di valutazione di impatto ambientale per bruciare anche i rifiuti urbani e ospedalieri rientrando così tra gli impianti del decreto del Governo Renzi “Sblocca Italia”. Allo stato attuale propongono di mantenere l'impianto così com'è autorizzato.

Ora la Provincia avrà alcune strade da percorrere, a seconda della gravità delle inosservanze sulla gestione dei rifiuti rilevate dai carabinieri del Noe: può emettere una diffida, una sospensione o, in extrema ratio, la chiusura dell'impianto. Parallelamente gli illeciti penali faranno il loro corso in Procura. Con un fascicolo che presto sarà assegnato dal nuovo procuratore capo Alberto Liguori.
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Il Messaggero