Incendio rifiuti, la verità dalla scatola nera

Incendio rifiuti, la verità dalla scatola nera
PERUGIA-  Ventiquattro ore di video da analizzare da sedici angolazioni differenti: una mole di lavoro immane, ma necessaria, affinché l’ipotesi possa essere...

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PERUGIA-  Ventiquattro ore di video da analizzare da sedici angolazioni differenti: una mole di lavoro immane, ma necessaria, affinché l’ipotesi possa essere comprovata dai fatti. L’ipotesi, avanzata dal procuratore capo Luigi De Ficchy e dal sostituto Laura Reale (che coordinano le investigazioni dei carabinieri del Noe e dei colleghi del reparto operativo e della stazione di Ponte San Giovanni) è che il maxi incendio scoppiato alla Biondi recuperi ecologia srl di Ponte San Giovanni, che domenica scorsa e fino a tutto lunedì ha tenuto in ostaggio 35mila persone per le possibili conseguenze tossiche del rogo di rifiuti, possa essere stato di natura dolosa. I fatti devono essere accertati mediante l’analisi della “scatola nera” dell’impianto, e cioè il server che ha immagazzinato le immagini delle 16 telecamere. Immagini per le quali c’è al lavoro un pool di esperti informatici.

I tecnici, di fuori Perugia, hanno avuto dai carabinieri l’autorizzazione a decrittare le immagini delle telecamere per poi poterle ritrasferire ai militari, che a quel punto dovranno scandagliare le tante ore di registrazione per evidenziare eventuali situazioni di criticità. Non è da escludere che già in fase di “riconversione” dei filmati qualcosa possa vedersi, ma è ovvio che soltanto dopo questo passaggio obbligato gli investigatori potranno avere la certezza di osservare senza alcun filtro quanto avvenuto nelle 24 ore tra le 16 di sabato scorso, quando alla Biondi sono terminati i lavori settimanali, e i minuti precedenti le 17 di domenica quando sono iniziate ad arrivare le prime segnalazioni di fuoco e fumo provenire dall’azienda che tratta rifiuti.
A quanto si apprende, i tecnici potrebbero impiegare almeno una giornata di lavoro per fornire i video ai carabinieri. Dunque elementi più certi sull’eventuale mano che ha appiccato le fiamme potrebbero arrivare davvero a breve sul tavolo degli investigatori.
IN REGIONE
Audizione ier in Seconda commissione, presieduta da Carla Casciari, dell’assessore regionale all’Ambiente, Fernanda Cecchini accompagnata da dirigenti e tecnici dell’assessorato per una informativa sugli effetti dell’incendio scoppiato domenica scorsa.

Nel corso dell’incontro è emerso come la Regione, su richiesta di Arpa, giovedì scorso ha adottato misure complementari per obbligare il gestore, salvo autorizzazione dell’autorità giudiziaria, a mantenere l’interruzione dello scarico, caratterizzare le acque e smaltirle tramite impianti autorizzati; rimuovere i rifiuti derivanti dall’incendio, effettuare indagini preliminari per verificare eventuali contaminazioni del suolo. L’assessore ha anche ricordato, in fatto di controlli, che il Piano di ispezione degli impianti in regime di Aia (Autorizzazione integrata ambientale), insieme ad altri 34 impianti a più alto grado di rischio ambientale, ha assoggettato l’impianto ad una frequenza annuale dei controlli da parte di Arpa Umbria. Per il 2018, l’Arpa ha effettuato la visita ispettiva presso l’impianto in questione, nel novembre 2018, verificando la conformità degli scarichi idrici ai valori limite prescritti con l’autorizzazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero