PERUGIA - «Piazzetta Alfani? È l'urinatoio di piazza Danti. Via Pozzo Campana? Una fumeria, che se apriamo per sbaglio le finestre ci droghiamo anche...
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Richiesta certamente singolare, ma soprattutto sintomo di una pazienza che non c'è più. «Non vogliamo far chiudere nessuno – sottolineano -, la maggior parte dei locali rispetta le regole, ma i loro clienti no. Dopo aver bevuto in centro, vengono sempre sotto le nostre finestre a consumare il resto. Alcol portato da casa o droga. Il fumo ci entra fino in casa e non ne possiamo davvero più. Anche se il peggio arriva dopo, quando devono liberarsi e pensano che il posto migliore non sia il bagno del locale o magari il vespasiano che da poco c'è in via delle Cantine. No. Sono convinti che il posto più comodo sia il nostro portone o la nostra auto. Le pare normale? Durante i fine settimana di Umbria jazz abbiamo anche pagato una vigilanza privata per evitare questi eccessi e questa maleducazione. Ma quello che più ci indigna è che sono anni e anni che ci lamentiamo della stessa situazione e adesso veramente siamo stufi». Da qui l'idea dell'esposto. «Stiamo predisponendo un esposto da inviare a sindaco, questore, prefetto, comandante dei carabinieri, della finanza e della polizia municipale – spiegano i residenti -, perché qui iniziamo ad aver paura anche per la nostra incolumità fisica: durante il fine settimana il blocco di ragazzi tra piazza Danti e via Bartolo ci impedisce fisicamente di rientrare nel parcheggio con l'auto la sera. Se chiediamo gentilmente di farsi da parte, ci prendono in giro quando va bene o iniziano a scuoterci la macchina quando va male. E chi ce l'ha il coraggio di scendere a parlare col branco? Siamo loro ostaggio ogni fine settimana. È un incubo. E chi si è lamentato, ha denunciato, si è trovato con la macchina rigata, chiavi rotte o gomme da masticare nelle serrature». «Senza considerare – aggiungono con rabbia – i rischi dal punto di vista sanitario: ormai nessuno di loro indossa la mascherina, figuriamoci il distanziamento. La movida, così, è un rischio per tutti. E noi non ci stiamo più». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero