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Dicembre mese di feste, manicaretti e resa dei conti col Fisco, tra acconti Irpef scaduti e saldo Imu imminente. Domani, 18 dicembre, è infatti la deadline dell’Imposta municipale unica che si paga sulle seconde case e sugli altri immobili strumentali (capannoni, negozi, uffici). In Umbria si calcolano circa 700mila posizioni, 210mila delle quali relative ad abitazioni diverse dalla prima casa. Poche novità rispetto agli anni scorsi in tema di aliquote ed esenzioni, ma tanti contribuenti anche quest’anno sono costretti a rinviare il pagamento, aspettando tempi migliori. «Tante famiglie sono ancora in difficoltà a causa dell’inflazione – osserva Angelo Manzotti, segretario generale regionale Cisl Umbria – e dopo il Covid abbiamo scoperto che nella nostra regione sono emerse varie forme di povertà: energetica, sanitaria o abitativa».
Difficoltà che per alcuni, sia sul versante Imu che su quello Irpef, di cui il 30 novembre è scaduto il secondo acconto, si riflettono anche sul lato fiscale. «Per quanto riguarda l’Imu non ci sono particolari novità – rileva Beatrice Billardello, presidente di Sintumbria, la società dei servizi della Cisl Umbria – e per i contribuenti è diventata una scadenza nota e consolidata. Anche se l’imposta da versare magari è la stessa, permangono difficoltà di altro genere, visto l’andamento economico e l’inflazione». In più, come confermato dalla Relazione economico-sociale dell’Aur, l’Umbria continua a distinguersi per il gap di salari e stipendi. «Quelle umbre sono le retribuzioni più basse d’Italia – aggiunge Manzotti – e questo è frutto di una scarsa contrattazione di secondo livello ma anche di filiere regionali circoscritte alla produzione, mentre la progettazione spesso viene fatta fuori. C’è poi il problema atavico della produttività». Anche rispettare le scadenze fiscali diventa problematico e tanti contribuenti sono costretti a rinviare il pagamento. «Registriamo un’inflazione ancora elevata sul carrello alimentare – aggiunge Manzotti - e dopo il Covid abbiamo scoperto tante forme di povertà: energetica, sanitaria, abitativa. Per questo stiamo sollecitando un patto sociale che tenga in considerazione le varie situazioni delle famiglie per attenuare l’effetto dell’inflazione che erode salari e pensioni. La “misura 5” del Pnrr va in questa direzione e la politica dei bonus non dà risposte: in Umbria la forbice si è talmente allargata che si è poveri anche lavorando».
SCADENZE FISCALI
L’Imu in Umbria è applicata da quasi tutti i Comuni all’aliquota massima del 10,2 per mille («Qualche ritocco c’è stato in alcuni casi», spiega il Caf) e in alcuni casi, come Terni, ci si è spinti all’11,2.
Il Messaggero