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AMELIA - Teatro Sociale, venduto. Dopo otto sedute d'asta andate deserte e due rinvii, il giorno che nessun amerino avrebbe voluto vivere è arrivato, il 17 novembre scorso il gioiello amerino è tornato in Tribunale ed è stato battuto all'asta per 414.000 euro. Ad aggiudicarselo la società immobiliare di noto imprenditore ternano.
"Sulla carta -spiega il titolare- si tratta di un'aggiudicazione provvisoria, perchè la Soprintendenza potrebbe far valere il proprio diritto di prelazione. Essendo perciò prematuro formulare qualsiasi ipotesi precisa, possiamo solo dire che -precisa l'imprenditore- abbiamo intenzione di aprire un tavolo di confronto con l'Amministrazione e la cittadinanza per condividere ipotesi e prospettive su questo preziosissimo bene. L'idea di base è quella di ridare alla città un teatro degno di Amelia, in grado di allargare i propri confini fino a Terni e oltre. Una struttura al pari dei teatri moderni, polivalente, adatta ad ospitare non solo spettacoli ma anche eventi".
La vicenda giudiziaria. La vicenda giudiziaria del teatro era cominciata qualche anno fa.
A pochi giorni dalla seduta però, la Società Teatrale aveva annunciato di essere riuscita a salvare il proprio gioiello a seguito di un accordo con la Banca Nazionale del Lavoro che prevedeva il versamento, a saldo e stralcio del debito, di una congrua somma di denaro garantita dall'ingresso di nuovi componenti nella compagine sociale. Ma qualcosa non ha funzionato, tanto che, trascorso il limite di sei mesi concesso dal giudice per chiudere la transazione, la procedura ha ripreso il suo corso.
L'ultimo stop. Con l'arrivo della pandemia c'è stato un'ulteriore stop, senza esito alcuno, fino alll'epilogo dell'altro ieri. "In questi ultimi due anni -spiega il presidente della Società Teatrale Riccardo Romagnoli - abbiamo cercato in tutti i modi leciti e possibili, di evitare che un bene unico e prezioso come il nostro teatro, fosse alienato. Quanto alla destinazione dell'immobile -rassicura- alle attività artistiche proprie della sua secolare vocazione, non sussiste alcun pericolo. Il Teatro dagli anni '80 è stato sottoposto, per specifica iniziativa della Società Teatrale, a vincolo architettonico da patte del Ministero dei Beni Culturali e non è pertanto soggetto a mutamenti di destinazione, che peraltro non ritengo siano nelle intenzioni dei nuovi acquirenti. La Società Teatrale continuerà a svolgere la sua missione culturale al servizio della comunità nei modi e nei tempi che nei prossimi giorni renderemo noti".
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