Strappato ai privilegi del passato, il pubblico impiego riceve una nuova regola: se assistete a sprechi, ingiustizie e ruberie, non voltatevi mai più dall’altra...
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La società per il servizio pubblico dei rifiuti dominata, per uno strano scherzo della politica, da arcigni privati e finita per mafia e reati ambientali sotto processo, è destinata a finire anche davanti ai giudici contabili. Qualcuno si chiederà il perché, dal momento che in Gesenu ad avere ordinato i peccati è la maggioranza privata. Semplice: l’accusa contabile contro la parte pubblica (i rappresentanti del Comune) è di avere tollerato il sacco del socio privato, di essere diventati praticamente dei complici dei reati (ambientali quanto economici), di avere ingannato i contribuenti, di essersi girata dall’altra parte quando le discariche venivano inquinate e le libbre di rifiuti organici venivano pagate più del dovuto dai Comuni, quindi da tutti noi. Giuseppone lo ricorda senza enfasi: negli ultimi mesi ha ricevuto solo segnalazioni dei cittadini e nessuna dagli organi pubblici preposti al controllo. E questo non vale solo per la Gesenu o per l’Umbria, ma per tutta l’Italia. Quindi tutti avvertiti: d’ora in poi i complici verranno giudicati al pari degli autori. In fondo anche nelle favole dedicate alle bugie, il gatto è colpevole quanto la volpe. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero