Il futuro dell'Umbria e i quattro nodi che dovrà sciogliere la Regione

Il futuro dell'Umbria e i quattro nodi che dovrà sciogliere la Regione
Archiviato, almeno per il momento, il capitolo della formazione del Governo, resta l'incognita di capire che effetti avrà la nuova maggioranza giallo-verde sul governo...

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Archiviato, almeno per il momento, il capitolo della formazione del Governo, resta l'incognita di capire che effetti avrà la nuova maggioranza giallo-verde sul governo degli Enti locali della nostra Regione e, soprattutto, quale impatto eserciterà sulle elezioni amministrative del prossimo 10 settembre. A prescindere dalle alchimie politiche, per la Regione dell'Umbria è giunto il momento che alcuni nodi essenziali vengano al pettine al confronto con i nuovi assetti istituzionali e con le spinte che arrivano dalle discipline comunitarie. Per essere più  chiari, vi sono almeno quattro temi che determineranno il futuro dei cittadini umbri: l'organizzazione dei rifiuti, la gestione dell'acqua, la sanità, il gas metano e più in generale il sistema energetico.


Fino ad ora il modello umbro si è articolato con la Regione che fungeva da regista creando organismi ed enti sovracomunali e poi il tutto di norma veniva gestito da società pubbliche con una singolare commistione di conflitti di interessi e, senza nasconderci dietro un dito, di clientelismo di natura elettorale. Questo sistema è imploso e quotidianamente ne emergono le diverse criticità. Emblematica è la situazione che vede in molti comuni gruppi di cittadini in rivolta per il pagamento della TARI, evidentemente frutto di scelte non oculate nel campo della raccolta dei rifiuti.

Non diversa è la situazione sul piano sanitario dove inefficienze e lamentele connesse anche ai costi sono all'ordine del giorno. Se fino ad ora il modello umbro aveva più o meno retto, le innovazioni introdotte dalla legge Madia che di fatto limita fortissimamente l'operatività delle società pubbliche, e anzi, senza mezzi termini mira al loro scioglimento, unite alle discipline comunitarie sull'obbligo dell'evidenza pubblica e quindi dell'indizione di gare aperte a tutti i concorrenti europei, stanno lentamente modificando lo status quo; gli effetti al momento sono imprevedibili, salvo quello della certezza dell'aumento dei costi per il singolo cittadino.


Mancano poco meno di due anni alla fine di questa legislatura regionale, ma fino ad ora è mancato un intervento lungimirante e armonico che prenda atto delle modifiche importanti che stanno avvenendo nell'ambito di quelle che hanno assunto il nome di “public commodities”. Il rischio concreto è che si determini un'incontrollata gestione di questi servizi con qualità e costi smisuratamente differenti da Comune e Comune che, oltre a determinare gravi disparità di trattamento, possono portare anche ad inefficienze funzionali. E' compito proprio della Regione, con il suo potere di legiferare e di agire preventivamente nel rispetto dei principi della libertà di concorrenza e riducendo l'intervento pubblico alla funzione essenziale, assicurare ai settori dei rifiuti, dell'acqua, della sanità e dell'energia, quella funzionalità ed economicità essenziali per il presente e per il futuro dell'Umbria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero