TERNI - Diecimila euro a Pazzaglia e 26mila al Met. Ma anche 8mila, 21 mila, 12mila, 17mila. Cifre da capogiro che il Comune di Terni chiede ai titolari dei pubblici esercizi che...
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E’ furioso. Chiama Confcommercio. Da largo Frankl (sede dell’associazione di categoria) gli viene detto che «si sta cercando di capire come risolvere la questione e che molti altri titolari di pubblici esercizi del territorio sono nelle sue stesse condizioni». Cioè furiosi. “Inorriditi”. Pronti ad occupare Palazzo Spada. Una battuta (sempre di Amici): «Pensano di far quadrare i conti con i nostri sacrifici? Disertano il consiglio comunale, non approvano il bilancio, litigano, poi vengono a chiedere più soldi a noi?» Non ci sta Amici. E non ci stanno in molti: qualcuno si è rivolto alle associazioni datoriali, altri agli studi commerciali di fiducia, alcuni ai legali.
Nella lettera: «Questo servizio tributario ha svolto l'attività di controllo delle superfici, così come disposto dalla vigente normativa, mediante l'incrocio con i dati comunicati dall'Agenzia del Territorio. Ad accettazione e tacita adesione dell’ avviso, li contribuente dovrà pagare l'allegato precompilato, che già contiene le sanzioni amministrative ridotte ad un terzo, entro e non oltre li termine per proporre ricorso». In pratica nel caso dei 10mila euro di importo Municipia suggerisce di pagarne appena 8mila subito e la storia si chiude qui. «Ma non ci pensiamo proprio » - il coro è unanime. «Il bollettino della Tari relativa agli spazi esterni non ci è mai arrivato. Se ci fosse stato recapitato e fossimo stati noi in difetto, bene le sanzioni, ma non abbiamo responsabilità»- la replica. Intanto in Confcommercio arrivano sempre più chiamate. Tutte per la stessa ragione.
Amici si è già studiato un documento e lo legge ad alta voce: «Il cittadino non è tenuto al calcolo della Tari dal momento che è il Comune a determinare l’importo della tassa e ad inviargli l’avviso di pagamento» - c’è scritto questo. Poi sbotta: «E pensare che per venire incontro alla categoria ci hanno concesso di raddoppiare l’occupazione di suolo pubblico quando era vietato mangiare all’interno dei locali. E per cosa? Per presentarci il conto alla fine del mandato elettorale?». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero