Dall'idraulico a «quello dello stadio»: perugini «col soldo» per la droga della 'Ndrangheta

Un'intercettazione di uno degli arrestati (FOTO POLIZIA)
PERUGIA - «E sì però io senti... io c’ho anche altra gente a Ponte Felc...Ponte...alla Villa...sono ragazzi col soldo....sono quelli che mettono in giro...

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PERUGIA - «E sì però io senti... io c’ho anche altra gente a Ponte Felc...Ponte...alla Villa...sono ragazzi col soldo....sono quelli che mettono in giro questa...». Clienti con i soldi, da cercare e fidelizzare perché la cocaina arrivata dalla Calabria va subito smerciata. E venduta bene. Non deve solo arrivare in città, poi vanno trovate le persone giuste cui smerciarla. Perugini ricchi. Non solo in grado di acquistare certe quantità di coca per loro stessi, ma anche bravi e funzionali a farla girare tra amici e conoscenti. Al lavoro o durante i fine settimana.


Questa, la disarmante e inquietante fotografia scattata dalle intercettazioni telefoniche e ambientali della squadra mobile di Perugia (sezione Criminalità organizzata) su disposizione delle Procure di Catanzaro e Reggio Calabria nell’ambito della lunga inchiesta che ha portato a svelare quella che, per gli investigatori, è in tutto e per tutto la ‘ndrina di Perugia. In stretto collegamento con i clan di San Leonardo di Cutro. «Le proficue attività tecniche di intercettazione telefonica, telematica e ambientale - scrivono i pm coordinati dal procuratore capo Nicola Gratteri nella richiesta di misura cautelare - consentivano, di documentare come il sodalizio calabrese, capeggiato dai Ribecco, per l’attività di spaccio si avvale della collaborazione anche di soggetti autoctoni» cioè i perugini tra i 27 finiti in manette.

Accuse ovviamente tutte da dimostrare, con i presunti spacciatori che hanno già manifestato al giudice la propria innocenza. Secondo gli investigatori invece si tratta di soggetti «non di secondo piano» ma ben inseriti «all’interno del clan calabrese», soprattutto uno di loro, nella «distribuzione dello stupefacente al dettaglio, nonché, nella raccolta del denaro, provento dello spaccio, e la successiva rimessa ai Ribecco, anche quando quest’ultimi non sono presenti nel capoluogo umbro».

DAL PORTO DI GIOIA TAURO
Droga che, secondo le intercettazioni e quanto scrivono gli investigatori, sarebbe arrivata in molte occasioni direttamente dal porto di Gioia Tauro e con elevato livello qualitativo. «È a alti livelli....quella...». «no ma di questa non ce ne è in giro...» dicono Ribecco e un altro degli arrestati in un’intercettazione ambientale. «Come questa non c’è neanche giù..è solo mio cugino che l’ha presa..» dice ancora Ribecco intercettato. «È solo mio cugino che questa la prende... come arriva al porto... questo tiene 250 Kg ...come arriva la prima ce l’ha lui....». Per questo, per la qualità della droga, l’interlocutore (si tratta di Fabrizio Conti, anche lui arrestato) assicura che «i soldi scappano... hai capito cosa ti voglio dire? I soldi ci sono...chiamo due otre persone..e non ti preoccupare che i millini (ndr. mille euro) scappano...».

LA LISTA

Nel corso di una delle tantissime conversazioni intercettate, emerge anche quella che gli investigatori definiscono «l’elenco degli acquirenti dello stupefacente». E allora ecco l’idraulico «che ne prendeva a 15 alla volta...Dopo alla fine 300 euro, ogni volta che lo chiamavo trovava scuse....» e anche «uno ...una trentina ne prende... tutto lo stadio questo... Quello è puntuttle...sei/settecento euro avanzo da lui...» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero