«Hanno inquinato e contaminato il Tevere, condannateli». Cosa rischiano ora le distillerie di Ponte Valleceppi

Le distillerie Di Lorenzo a Ponte Valleceppi
PERUGIA - Inquinamento del Tevere ed emissioni fuorilegge: la distilleria Di Lorenzo e i suoi vertici rischiano ora una condanna a 2 anni e tre mesi. Questa la richiesta del...

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PERUGIA - Inquinamento del Tevere ed emissioni fuorilegge: la distilleria Di Lorenzo e i suoi vertici rischiano ora una condanna a 2 anni e tre mesi. Questa la richiesta del pubblico ministero Patrizia Mattei nei confronti degli amministratori della società di Ponte Valleceppi Irma Di Sarno e Gianluca Di Sarno, e del responsabile tecnico delegato all'ambiente delle distillerie Gennaro Balice.

Nel corso dell'udienza dibattimentale davanti al giudice Giuseppe Narducci, infatti, sono state avanzate le richieste di condanna per l'inchiesta partita dalle indagini dei carabinieri del Noe, all’epoca dei fatti (era il 2019) comandato dal tenente colonnello Francesco Motta. Le accuse sono pesanti e raccontano del fiume Tevere e dell’aria nella zona di Ponte Valleceppi inquinati dalle emissioni fuorilegge. Per due capi di imputazione si va in prescrizione, compresa la realizzazione «di un sistema di "bypass" occulto tra l'impianto di depurazione ed il pozzetto legale di campionamento» per impedire l'attività di vigilanza e controllo ambientale, mentre per la «compromissione e un deterioramento significativo e misurabile dell'aria» per l'immissione nell'ambiente di polveri e monossido di carbonio «con parametri costantemente superiori ai limiti imposti» il sostituto procuratore Mattei ha già chiesto l'assoluzione.
Restano però in piedi, secondo le contestazioni, non solo le violazioni delle prescrizioni di Provincia e Regione sulla gestione dei «sistemi di misura in continuo delle emissioni», ma soprattutto le accuse sulla presunta compromissione delle acque del Tevere. Secondo la procura, infatti, le acque del fiume («sottoposto a vincolo paesaggistico») sarebbero state inquinate «attraverso lo scarico di acque reflue industriali, effettuato mediante il sistema elusivo dei presidi di tutela ambientale imposti dall'Autorità competente al fine di prevenire il verificarsi di fatti simili, già reiteratamente registrati nel corso degli anni». In base ai risultati delle indagini del Noe, quelle acque «campionate nel sedimento lungo il fiume Tevere in prossimità dell'isoletta sita a ridosso dello scarico della distilleria» hanno evidenziato il superamento dei limiti imposti per i parametri di azoto ammoniacale (quasi triplicato rispetto al consentito), di richiesta biochimica di ossigeno (quasi il doppio), di rame (presenza quasi tripla rispetto ai limiti) e di «saggio di tossicità acuta (Valutazione tossicità con Daphnia magna) con un valore riscontrato pari al 100% su un valore accettabile del 50%, nonché il superamento delle "Concentrazioni Soglia di Contaminazione"». Abbastanza per chiedere anche una maxi multa da 15mila euro gli imputati.

Accuse ovviamente contestate con determinazione dalle difese, con gli avvocati Francesco Falcinelli e Michele Bromuri, anche attraverso la relazioni di consulenti che hanno confutato direttamente le premesse della contestazioni, a partire proprio dalle modalità di misurazione dei livelli del presunto inquinamento, con la loro arringa finale in calendario per la prossima udienza. Il 21 maggio, infatti, è prevista l'ultima discussione di questo processo e la sentenza. Compresa la parte che riguarda il risarcimento alle parti civili, dopo la lunga battaglia a favore dei cittadini e dell'ambiente portata avanti da Legambiente, con l'avvocato Emma Contarini, e dal Comitato Molini di Fortebraccio, con l'avvocato Valeria Passeri, che ha già chiesto 100mila euro di danni, di cui la metà per il danno all'immagine di un intero territorio.

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Il Messaggero