La "guerra" ai camionisti di chi va in auto non aiuta proprio nessuno

La "guerra" ai camionisti di chi va in auto non aiuta proprio nessuno
PERUGIA - Gli automobilisti non li amano, dicono di temerli. I cahiers de doléance sono infiniti: “troppo lenti, troppo lunghi, in ogni caso troppi, e poi sorpassano...

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PERUGIA - Gli automobilisti non li amano, dicono di temerli. I cahiers de doléance sono infiniti: “troppo lenti, troppo lunghi, in ogni caso troppi, e poi sorpassano a sorpresa, si fanno forti della loro massa, escono all’improvviso dalla loro corsia…". Sì, parliamo di camionisti, avete capito perfettamente. Per la verità l’automobilista medio non ama nessun altra categoria di veicolo diversa dalla propria. I “ciclisti? Apriti cielo". Vanno a spasso, sono indisciplinati, sono lenti, sono in gruppo, sono in file troppo lunghe, andrebbero confinati nelle ciclabili, sono un pericolo per sé e per gli altri. “I trattori? Per carità". I "furgonisti? Imprudenti sul filo dei 160 km/h". I camperisti, etc etc…


Eppure nessuno si domanda da dove arrivino le merci che troviamo sempre fresche e fragranti sui banchi dei negozi, estate inverno, calamità naturali incluse. L’acqua minerale la vogliamo alpina anche se stiamo in fondo allo stivale, e così per tutti i generi alimentari. E poi è tanto comodo ordinare su internet, le cose arrivano in un giorno! Tutto viaggia su gomma e le scelte strategiche del nostro paese non hanno mai privilegiato, neanche per le lunghe o lunghissime distanze, un’altra forma di trasporto. Adesso ci troviamo a combattere un’impari lotta con Austria e Svizzera, che non hanno invece nessuna intenzione di essere attraversate da TIR e hanno cominciato a correre ai ripari con severe limitazioni che ci trovano impreparati. Nel frattempo con gli autoarticolati e con i loro conducenti dobbiamo convivere e per rispettarci a vicenda dobbiamo anche cercare comprendere le condizioni del loro lavoro. Un lavoro pesantissimo, ormai largamente impopolare, tant’è che nei prossimi anni si prevede che ne mancheranno moltissimi. Teoricamente dovrebbero guidare solo 4 ore e mezzo di seguito e poi fare 45 minuti di pausa, e nella settimana lavorativa beneficiare di lunghe soste di riposo. Questo sulla carta, perché sono sempre più frequenti casi di contratti brevi chiamati in gergo “bulgari” con camion immatricolati all’est e autisti che si devono adattare a ritmi di guida impossibili, a risicate ore di riposo e addirittura occuparsi delle operazioni di carico, perché le tutele del posto di lavoro non sono efficaci.


E i controlli ancora meno. Le aree di sosta, dove dovrebbero obbligatoriamente riposare, sono frequentemente intasate e allora durante i viaggi in autostrada “sforare” i limiti è gioco forza. Un camion non frena in pochi metri, dovrebbero ricordarsene gli automobilisti che si immettono allegramente in autostrada senza calcolare la distanza dell’autoarticolato che sta sopraggiungendo. Ricordiamoci che la corsia di accelerazione va usata per tutta la sua lunghezza e che va data la precedenza ai veicoli già circolanti. E ancora è pericoloso tallonare aggressivamente il camion che ci precede in fase di sorpasso reo di non spostarsi repentinamente: sono veicoli lunghissimi che a loro volta devono avere la certezza di non tagliare la strada al veicolo superato. Norme di sicurezza che tutti dovremmo conoscere e attuare. E invece, alla guida della nostra amata automobile, diventiamo insofferenti a scapito della sicurezza di tutti. Non è la fretta o la velocità a giustificare la precedenza sugli altri ma il rispetto delle regole, in una parola sola educazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero