Opera d'arte danneggiata alla Biennale, dopo 15 anni condannati Provincia di Perugia e Comune di Gubbio

L'artista Matteo Peducci
PERUGIA Quasi diecimila euro di risarcimento tra danni causati e spese legali. È quanto sono stati condannati a pagare il Comune di Gubbio e la Provincia di Perugia per il...

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PERUGIA Quasi diecimila euro di risarcimento tra danni causati e spese legali. È quanto sono stati condannati a pagare il Comune di Gubbio e la Provincia di Perugia per il danneggiamento di un’opera in marmo esposta durante la Biennale di scultura ospitata nella città dei ceri dall’8 luglio al 31 ottobre 2006. Dopo 15 anni l’artista umbro Matteo Peducci, originario di Castiglione del lago, difeso dagli avvocati Leonardo Perari e Giuseppe Pennino, ha visto riconosciuta in secondo grado la sua richiesta, come deciso dalla Corte d’appello di Perugia con sentenza dello scorso 24 giugno firmata dal giudice Claudia Matteini.


La vicenda ha inizio a metà 2007 quando dopo la restituzione dell’opera, un seggiolone di marmo alto circa due metri, lo scultore si è accorto che lo stesso risultava gravemente danneggiato, con la rottura delle traversine che univano le zampe della struttura, con alcune lesioni anche sotto l’attaccatura delle stesse. «Danni che – come spiegano i due legali – ne hanno minato irreparabilmente la stabilità e qualsiasi intervento riparatore». Da qui la decisione, nel maggio 2008, di citare in giudizio quali organizzatori dell’esposizione “Accademie. L’artista nel suo farsi”, il Comune di Gubbio e la Provincia di Perugia. «Ravvisando la responsabilità dei due enti nel danneggiamento irreparabile dell’opera – spiegano gli avvocati Perari e Pennino – abbiamo chiesto la condanna al risarcimento dei danni subiti in capo ai due Enti locali che hanno organizzato l’evento, preso in consegna l’opera, allestito l’esposizione della stessa alla Biennale e hanno riconsegnato alla Biennale di Carrara (nel gennaio 2007, ndr) l’opera irrimediabilmente danneggiata». A distanza di quasi dieci anni, la seconda sezione civile del tribunale di Perugia ha riconosciuto la responsabilità della Provincia, condannata a risarcire 10.350 euro tra danni, interessi, rivalutazione e spese processuali, all’artista.
Contro la sentenza di primo grado, nel giugno 2018, si è subito mossa la Provincia chiedendo la sospensione della sentenza, la revisione della stessa e in subordine l’accertamento della responsabilità solidale del Comune di Gubbio nel danno causato alla scultura di Matteo Peducci. Artista che a soli 40 anni oggi vanta un curriculum di tutto rispetto, con esposizioni in Italia, Olanda, Stati Uniti, collaborazioni con gli atenei di Pisa, Perugia e Camerino, e opere realizzate su commissione per enti e soggetti di mezzo mondo: dagli ornamenti per una moschea a Dubai a due monumenti in marmo per il parco sculture universitario di Bangkok. Sue, alcune opere murarie per il Sacro convento di Assisi e il busto realizzato per la Fondazione Gerardo Dottori e il Comune di Perugia.

In appello, la Provincia ha anche chiesto la riduzione del risarcimento nella misura minima prevista, circa 3.200 euro, della rivalutazione e degli interessi. Dopo l’udienza del 12 novembre scorso, svolta con scambio di memorie delle parti, il collegio presieduto dalla giudice Claudia Matteini, si è riservato di decidere arrivando lo scorso giugno al verdetto. Sentenza che accoglie parzialmente l’appello della Provincia, riconoscendo la responsabilità solidale dell’amministrazione comunale eugubina, riducendo l’ammontare del danno a 8.350 euro (più rivalutazione) cui va aggiunto il rimborso delle spese processuali che Peducci ha sostenuto in primo grado e di quelle sostenute in appello, 1.888 euro oltre un 15% forfettario e altre voci fissate dalla Corte d’appello. Tra i passaggi più controversi, il tipo di responsabilità contestata che in appello è stata ridefinita come “extra contrattuale” non avendo gli enti – responsabili in quanto co-organizzatori e co-finanziatori del festival - mai stipulato in forma scritta un contratto di “prestito d’opera d’arte per esposizione temporanea”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero