Blitz della Guardia di Finanza all'Ater, sequestrate mille mascherine taroccate

Blitz della Guardia di Finanza all'Ater, sequestrate mille mascherine taroccate
TERNI Mascherine sequestrate all’Ater dell’Umbria, l’ex istituto case popolari. I dispositivi di sicurezza, mille unità, erano stati acquistati nei giorni...

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TERNI Mascherine sequestrate all’Ater dell’Umbria, l’ex istituto case popolari. I dispositivi di sicurezza, mille unità, erano stati acquistati nei giorni scorsi per essere distribuiti tra i dipendenti, nel rispetto dei protocolli di sicurezza anticontagio da Covid-19. Gli scatoloni ancora imballati con dentro le mascherine, però, sono stati portati via dalla Guardia di Finanza di Terni, nell’ambito di un’indagine partita dalla Campania. Gli uomini delle fiamme gialle ieri sono entrati negli uffici dell’Ater, sia di Terni che di Perugia, per sequestrare i dispositivi di sicurezza. Secondo l’accusa non sarebbero conformi alle disposizioni di legge. Fortunatamente, le mascherine non erano state ancora distribuite. Il presidente dell’Ater, l’avvocato Emiliano Napoletti: «Noi parte lesa, acquisto fatto in maniera trasparente, pubblico e non discriminatorio». 

La doccia gelata in casa Ater è arrivata ieri mattina. La Guardia di finanza si è presentata con un provvedimento di sequestro. «Da parte nostra - spiega il presidente Napoletti - c’è stata subito massima collaborazione». Sotto la lente della GdF la fornitura arrivata da una ditta della Campania, da dove è partita l’indagine che ha riguardato anche l’Umbria. «L’acquisto - tiene a puntualizzare il presidente Napoletti - è avvenuto nel rispetto di tutti i riferimenti normativi e protocolli interni che hanno garantito trasparenza, pubblicità e rotazione nella scelta della ditta». Da quando è iniziata l’emergenza Covid-19, non è la prima volta che l’Ater fa un acquisto di mascherine da distribuire ai dipendenti. Questa volta, però, è cambiato fornitore, nel rispetto della rotazione delle imprese da scegliere quando si utilizzano risorse pubbliche per fare acquisti. 
«Al termine del sequestro - prosegue il presidente Napoletti - mi sono recato in caserma per firmare il verbale. Deve essere chiaro che senza dubbio siamo parte lesa in questa vicenda. Da quello che c’è stato spiegato le mascherine pare non siano conformi al marchio Ce. Abbiamo collaborato in ogni maniera. Fortunatamente - conclude - le mascherine non erano state ancora distribuite. Per quanto riguarda la distribuzione dei dispositivi di sicurezza abbiamo una scorta per le emergenze».

Scorta che in questo caso risulta fondamentale per consentire ai dipendenti dell’Ater di proseguire a lavorare nel rispetto dei protocolli di sicurezza.
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Il Messaggero