Grifo, a cinque mesi dall’esonero parla Oddo: «Cacciato per i rapporti, non certo per il campo»

Massimo Oddo
PERUGIA Sono passati quasi cinque mesi dal giorno dell’esonero,...

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PERUGIA Sono passati quasi cinque mesi dal giorno dell’esonero, il 4 gennaio. Sembra un secolo, la pandemia era lontana e il ritorno a Perugia di Cosmi dopo tre lustri stava cambiando le carte in tavola a livello ambientale, rinfocolando le aspettative dei tifosi. Oggi, nel pieno della pausa da coronavirus, l’ex tecnico biancorosso Massimo Oddo per la prima volta ha deciso di parlare della sua parentesi sulla panchina del Grifo. Lo ha fatto a “La Domenica Sportiva” di Rete8, emittente abruzzese. «Quello che mi è mancato negli ultimi anni - è stato l’incipit del tecnico pescarese - è trovare un gruppo di lavoro che abbia grande stima in me e che apprezzi e difenda fino alla fine la mia idea di calcio. Questa è la vera forza di una squadra al di là dell’aspetto tattico e tecnico». Inevitabile l’incedere dei cronisti in studio: il riferimento è al a Perugia? L’esonero è arrivato a causa di qualcosa che non ha funzionato nei rapporti con il direttore sportivo ancora più che con il presidente? «Sarebbe ipocrita dire il contrario – è stata la risposta schietta di Oddo - laddove c’è una squadra che è sempre stata nei playoff, siamo arrivati agli ottavi di Coppa Italia, al giro di boa abbiamo girato a 3 punti dal record della gestione Santopadre, non può essere stato per un aspetto tecnico tattico. Se dici partiamo per vincere il campionato, poi è normale che le aspettative dei tifosi siano quelle. Nell’andata abbiamo avuto un andamento altalenante, ma con una squadra giovane e costruita in più fasi, con l’arrivo di Falcinelli l’ultimo giorno di mercato che ha cambiato tutto il lavoro fatto per due mesi su una fase offensiva. In più avevamo puntato molto su Angella, un difensore che in B sposta gli equilibri ma non l’ho mai avuto, nell’andata abbiamo utilizzato da centrale Falasco che è un terzino. Abbiamo avuto tanti problemi, nonostante questo l’andamento era buono, il gioco stava migliorando e sono sicuro che saremmo arrivati ad un livello molto soddisfacente. Ma ci vuole un po’ di tempo, non puoi pretendere che una squadra giochi sempre bene. A Pescara avevo uomini con caratteristiche precise per la mia idea di calcio, a Perugia era una squadra completamente nuova, che ha accusato problemi tatticamente e tecnicamente ed era nei playoff». Altra domanda: era pronto a tornare a Perugia quando anche la panchina di Cosmi traballava prima della partita con la Salernitana? «Un allenatore si deve sempre fare trovare pronto, ho il contratto, se il Perugia mi avesse richiamato sarei tornato. Con una mentalità diversa, con meno buonismo e più concretezza, sicuramente». 
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Il Messaggero