«Morire a quindici anni per droga lascia tutti sgomenti». Dopo l’ammissione da parte del pusher di 41 anni davanti al gip di Terni, di aver ceduto per 15 euro...
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Questa tragedia, forse annunciata, apre molte riflessioni sul tema dei giovani. «Sembra quasi che non conosciamo i ragazzi che abbiamo in casa». Quello che è accaduto mette in luce la difficoltà di applicare un modello educativo capace di guidare i giovani senza reprimerli. E dire no a volte serve.
«Gli amici di Flavio e Gianluca hanno contribuito a ricostruire quanto accaduto la sera prima della loro morte, ma avevano troppa dimestichezza col mondo della droga» – fa notare l’assessore.
«Cercheremo d’ora in avanti di fare ancora di più - annuncia Elena Proietti - per tutelare il diritto alla salute e alla vita, anche se abbiamo già siglato dei protocolli con le forze dell’ordine e con la Asl. La cosa che più mi preoccupa è la facilità di questo gruppo di amici ternani nel reperire le sostanze. E’ l’occasione per riflettere sul ruolo della scuola, della famiglia ma anche delle istituzioni. Perché l’azione di controllo anche su certi siti web deve essere sempre garantita. Nel ringraziare le forze dell’ordine per l’impegno col quale stanno ricostruendo i fatti mi sento di dire che ci sentiamo comunque tutti responsabili per le vite spezzate di Flavio e Gianluca». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero