Furto a casa Novellino, dodici anni dopo arriva la sentenza contro la banda: tre condanne

Walter Alfredo Novellino
PERUGIA - Giustizia è fatta. Però dodici anni dopo i fatti. Condannata a tre anni di carcere la banda di rom che svaligiò la villa di Walter Alfredo Novellino...

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PERUGIA - Giustizia è fatta. Però dodici anni dopo i fatti. Condannata a tre anni di carcere la banda di rom che svaligiò la villa di Walter Alfredo Novellino a Perugia. La sera del 4 agosto 2011 l’allenatore era impegnato in un torneo estivo allo stadio Curi e i ladri ne approfittarono per entrare, forzare la cassaforte e fuggire con preziosi, Rolex, medaglie e soldi contanti, per un bottino complessivo di oltre 300 mila euro. Come detto era l’agosto 2011, all’epoca Novellino allenava il Livorno in Serie B. Ci sono voluti quasi dodici anni per arrivare a una sentenza di primo grado. Ieri mattina il tribunale di Perugia ha emesso la sentenza condannando Clei Cavazza, Silvano e Marilino Alasia a tre anni di pena e ad un maxi-risarcimento di 320 mila euro (300 al tecnico e 20 alla moglie), oltre al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Franco Libori e Alessandro Ricci, Novellino si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Michele Bromuri. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Sonia Grassi.   


Walter Alfredo Novellino militò nel Perugia, come calciatore, dal 1975 al 1978 e poi dal 1984 al 1986, quindi allenò il club biancorosso nel 1992/93 e nel 1995. Anche per i suoi trascorsi e il rapporto con la città acquistò la villetta in una zona collinare alle porte di Perugia, a Lacugnano: secondo gli investigatori - l’indagine venne portata avanti dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Perugia, diretti dal tenente colonnello Giovanni Mele - la banda era perfettamente al corrente degli spostamenti del mister e quella sera entrò in azione nella certezza che fosse impegnato allo stadio. Così entrarono dopo aver forzato la finestra e dopo aver disattivato l’antifurto. Venne scassinata la cassaforte e sradicato anche un armadio a muro del peso di oltre 350 chili. Portarono via tutto quello che c’era: coppe, gioielli, soldi, orologi, roba di valori ma anche i ricordi di una vita. I ladri vennero però incastrati da alcune tracce di vernice verde della cassaforte asportata: l’autovettura, successivamente venduta, venne rintracciata e sul paraurti posteriore della stessa si potevano vedere profondi graffi e scalfitture con tracce di vernice verde non appartenenti in origine alla Citroen. L’indagine si avvalse anche delle dichiarazioni di alcuni testimoni che sostenevano di ricordare la targa dell’auto sospetta.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero