Furti d'indentità per i ricatti online, Umbria più a rischio ecco perché

Furti d'indentità per i ricatti online, Umbria più a rischio ecco perché
PERUGIA Non solo truffe economiche, le trappole online ormai colpiscono anche la sfera personale, dagli account duplicati, alle informazioni rubate con la scusa di fantomatiche...

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PERUGIA Non solo truffe economiche, le trappole online ormai colpiscono anche la sfera personale, dagli account duplicati, alle informazioni rubate con la scusa di fantomatiche offerte commerciali. «Parliamo di episodi sempre più ricorrenti – spiega l’avvocato Damiano Marinelli, presidente regionale dell’Unione nazionale consumatori – nei quali la differenza la fa cura che in tali situazioni si pone». A volte basta una disattenzione che ci si ritrova inconsapevolmente profilati e si cominciano a ricevere comunicazioni, anche telefoniche, su oggetti o servizi che effettivamente potrebbero interessarci.


Una trappola sempre più presente online, riguarda i furti social di identità che spesso sfociano in fattispecie penali. «Ci è capitato di assistere utenti cui sono capitate truffe che riguardavano lo scambio di persona – spiega Marinelli – perpetrato tramite la creazione di account fittizi per avvicinare delle persone con cui prima si stabilisce un contatto e poi si arriva a chiedere dei soldi. Le famose “truffe romantiche” che capitano specie a soggetti più adulti, in genere sopra i sessanta anni». In alcuni casi gli autori di questo raggiro pescano le vittime tra chi segue un personaggio famoso del quale si crea un profilo identico per poi avviare una conversazione. Un giovane perugino, ad esempio, è stato contattato (apparentemente) da un cantante americano del quale seguiva la pagina e dopo i convenevoli iniziali il truffatore ha chiesto aiuto per recuperare una fantomatica valigia smarrita contenente 700mila dollari e documenti riservati. Dietro la promessa di una lauta ricompensa, si chiedeva quindi di versare delle spese per far consegnare il tutto alla propria abitazione. Alla richiesta di provare che a scrivere fosse l’artista in questione, l’utente si è ammutolito e il profilo – poco dopo - è sparito. In altre situazioni, si parla di furti d’identità social. «Riceviamo continuamente comunicazioni al riguardo», aggiunge l’avvocato Marinelli. «In alcuni casi manca completamente attenzione all’utilizzo della propria identità digitale e manca cura nell’usare quella degli altri, specie i più giovani. I quali non capiscono che inventare un alias e pubblicare contenuti anche di rilevanza penale può causare conseguenze giuridiche. Tanto più usare nome e cognome di un’altra persona, rubando le foto dai veri profili social e, quindi, spacciarsi per quel soggetto. Succede molto spesso e anche questo è un profilo penale importante. Il problema è che quando ci sono in ballo personalità pubbliche, il social si attiva con controlli molto veloci. Quando queste cose succedono a persone comuni, il controllo è più difficile. Andare a chiedere la cancellazione di un account falso contenente le proprie foto, con un riconoscimento che viene fatto da remoto, è una procedura complessa».

Non tutti i tentativi di raggiro puntano ad acquisire un vantaggio economico. Infatti, circolano sempre più messaggi istantanei, sms o post che rimandano ad allettanti offerte di importanti brand di mobili, telefonia, informatica o elettronica. L’ultimo tentativo riguardava un marchio noto per aspirapolvere e ventilatori/depuratori di aria col “grido” che invitava gli utenti a compilare un form al termine del quale era possibile avere un dispositivo a un euro. «In questi casi – spiega Damiano Marinelli - non si perde nulla dal punto di vista economico, ma è chiaro che tale tipo di regalo non esiste e il marchio usato per richiamare i clic è fasullo. In questo caso, stiamo regalando i nostri dati personali a soggetti che poi li utilizzeranno per fini promozionali e di marketing». Spesso si comunicano anche l’indirizzo di residenza e soprattutto gli hobby che sono molto importanti ai fini della profilazione commerciale. «Si tratta di informazioni che questi soggetti poi mettono in vendita», si osserva dall’Unc. «Sono meccanismi legati all’acquisizione di dati personali che sono ceduti con leggerezza pensando al possibile “regalo”, innescando invece una rete di comunicazione commerciale - anche cartacea e telefonica - per la quale non si è data alcuna autorizzazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero