Furti da 200mila euro e la piantagione di droga in casa: condannata la banda delle stazioni di servizio

Il tribunale di Perugia
PERUGIA - Venticinque furti in meno di un anno, più di due al mese. Praticamente un lavoro. A cui si aggiunge la cura di oltre duemila piante di marijuana e la produzione...

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PERUGIA - Venticinque furti in meno di un anno, più di due al mese. Praticamente un lavoro. A cui si aggiunge la cura di oltre duemila piante di marijuana e la produzione di 70 chili di droga. Praticamente ben più di un hobby. Piuttosto, un pollice verde decisamente redditizio.


Una professionalità variegata che però è stata stoppata da tre condanne: la banda dei furti e della droga fatta in casa, adesso resta a Capanne. Sono stati infatti condannati, dopo la richiesta di patteggiamento, tre cittadini di origine albanese tra i 24 e i 38 anni: al più giovane la pena più leggera, 3 anni e 8 mesi, mentre 4 anni e 6 mesi per gli altri due.
Secondo le accuse del procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, i tre – difesi dall'avvocato Vincenzo Bochicchio - avrebbero compiuto furti tra Perugia, l'Umbria e pure il Lazio, portando a casa sempre bottini notevoli e mai recuperati. La procura ha messo in fila venticinque colpi, con tanto di «effrazione di porte, finestre» e persino «pareti al fine di introdursi negli esercizi elencati con conseguente asporto dei beni». Beni che potevano essere soldi, ma anche Gratta e vinci, sigarette, valori bollati e pure bevande alcoliche. E ancora computer, telefoni cellulari, un televisore, notebook e pure buoni benzina e cartoni di gelato. I colpi sono stati messi a segno in stazioni di servizio, bar, gallerie commerciali e persino il blasonato Salaria sport village di Roma, con la banda che si spostava da Città di Castello a Terni, dalla Valnerina all'autostrada Tirrenica, da Collestrada a Montalto di Castro. I tre, secondo le accuse, colpivano di notte: orario che si aggiunge alle aggravanti del travisamento, dell'effrazione e del danno di rilevante gravità. A far di conto, infatti, il bottino stimato è di circa 220mila euro: per meno di un anno di “lavoro” decisamente uno stipendio da super manager. Per la rabbia, anche, della ventina di parti offese.

LA PIANTAGIONE DI DROGA
E non solo. Ai tre è stata anche contestata oltre al furto aggravato anche la violazione delle leggi sugli stupefacenti «per aver in concorso tra loro posto in atto una coltivazione di oltre mille piante» di marijuana e «detenuto presso le rispettive abitazioni 1.174 piante già raccolte». Il tutto per circa 68 chili di «principio attivo puro», specifica Petrazzini, calcolato in base alle «analisi eseguite su un campione pari a circa un decimo del totale e rapportato alla sostanza sequestrata». Che, venduta, avrebbe fruttato altre centinaia di migliaia di euro.


I tre hanno ottenuto il patteggiamento e sono stati raggiunti dalla notizia della sentenza mentre si trovavano già nel carcere di Capanne. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero