Trasimeno, preso a fucilate un falco pellegrino siberiano

L'esemplare femmina di falco pellegrino siberiano ferito
MAGIONE Impossibile non riconoscere un rapace, impossibile scambiarlo per una specie cacciabile, impossibile non sapere che sopra la testa di chi spara sta volando una specie...

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MAGIONE Impossibile non riconoscere un rapace, impossibile scambiarlo per una specie cacciabile, impossibile non sapere che sopra la testa di chi spara sta volando una specie protetta. E invece è successo ancora nei giorni scorsi nella zona di Magione. La storia la racconta Wildumbria nel profilo Facebook. Che racconta non solo una storia a lieto fine, ma anche il ritrovamento di un rapace che da queste parti è più di una rarità: una giovane femmina di falco pellegrino siberiano (Falco peregrinus calidus). Colpita a un’ala nella migrazione verso l’Africa dove passare l’inverno.


«Il recupero- raccontano i volontari- è stato tempestivo e, una volta sul posto, ci siamo subito resi conto delle cause della difficoltà dell’animale. Come al solito, la radiografia ha confermato il sospetto: un proiettile d’arma da fuoco che ha fratturato l’ulna dell’animale (foto) privandolo della capacità di alzarsi in volo. Osservando il piumaggio ci siamo resi conto che quello che avevamo per le mani non era molto simile ai falchi pellegrini presenti nella nostra regione. Dopo una giornata di consultazioni con ornitologi di fama nazionale siamo riusciti ad identificare correttamente l’animale. Questa sottospecie di falco pellegrino nidifica principalmente nella tundra artica delle regioni nord europee e in siberia, per poi migrare verso sud e passare l’inverno in zone caratterizzate da un clima più caldo come l’Africa. Ritrovarne uno in Umbria è una vera rarità».
Il rapace ferito è stato portato all’Ambulatorio Veterinario San Carlo di Spresiano (Treviso) diretto dal Marco Martini. «L’operazione-dicono da Wildumbria- è andata a buon fine e l’animale passerà il tempo necessario per assicurare il miglior decorso post-operatorio, sarà poi trasferito nelle strutture del nostro centro di recupero per completare la riabilitazione al volo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero