«Foto hot all’ex marito»: la vendetta del fidanzato che sospettava il tradimento finisce con un processo

Il tribunale penale
Accusa l'ex fidanzata di «intrattenere una relazione sentimentale» con il capo dell'ufficio e invia messaggi e foto all'allora marito «in cui la...

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Accusa l'ex fidanzata di «intrattenere una relazione sentimentale» con il capo dell'ufficio e invia messaggi e foto all'allora marito «in cui la donna era ritratta in posizioni intime». Con l’accusa di stalking si trova sotto processo a Perugia un uomo di 36 anni che «non ha accettato la fine della relazione sentimentale» con la persona offesa, talmente spaventata da «coinvolgere la scuola frequentata dai suoi figlio affinché fosse prestata maggiore attenzione e non fossero rilasciate notizie riservare che li riguardassero». Agli atti ci finiscono anche tremila email e centinaia di sms inviati al giorno all’ex fidanzata. I fatti oggetto delle contestazioni risalgono al periodo che va dall’ottobre 2021 a luglio 2022. L’imputato - si legge negli atti giudiziari - «contattava ripetutamente e inviava innumerevoli messaggi via email, oltre tremila, anche aziendali, sui social network e sul cellulare (centinaia al giorno), anche in tarda notte, con minacce di future ritorsioni e ingiurie».

La persona offesa veniva «accusata di intrattenere una relazione sentimentale con l’amministratore delegato della società presso cui lavora». Sms - si apprende - sono stati recapitati anche a quest’ultimi e ai familiari della donna. Altre email sono arrivate al marito della donna contenenti «foto in cui la stessa era ritratta in posizioni intime». Dalla ricostruzione del pubblico ministero Gennaro Iannarone (sostituito in aula da Michela Turchetti) l’imputato «minacciava la donna in modo da cagionarle un perdurante e grave stato d’ansia e di paura, ingenerandole un fondato timore per la propria incolumità e costringendola a cambiare le proprie abitudini di vita. La stessa era, infatti, costretta a cambiare in due occasioni il numero di telefono e a chiudere due indirizzi email». La donna - è convinzione della Procura - «ha coinvolto i propri familiari perché la proteggessero negli spostamenti per timore che potesse essere seguita».

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Il Messaggero