Foligno, un intero borgo si tassa per restaurare l'antico organo della chiesa parrocchiale

Foligno, un intero borgo si tassa per restaurare l'antico organo della chiesa parrocchiale
FOLIGNO - Un piccolo paese si autotassa, e chiede aiuto a tutti, per...

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FOLIGNO - Un piccolo paese si autotassa, e chiede aiuto a tutti, per restaurare l’antico organo della chiesa parrocchiale, smontato dopo il terremoto del 1997 che ha sconvolto Umbria e Marche. Accade a Rasiglia e al centro dell’iniziativa che continua a mobilitare i residenti di quel borgo sulle montagne di Foligno, noto ovunque come “La piccola Venezia dell’Umbria”, forte della presenza delle acque, c’è lo storico organo costruito dai fratelli Fedeli della Rocchetta di Camerino. Una presenza, la loro interra di Rasiglia, certificata da una scritta all’interno della segreta del somiere che così riporta “fabbricai da noi organi nuovi: anno DO 1788 Op.159”. A lanciare il progetto ci ha pensato l’Associazione Rasiglia e le sue Sorgenti guidata dal presidente Umberto Nazzareno Tonti. L’importante strumento è stato smontato in ogni sua parte a seguito, come detto, del terremoto del 1997 al fine di consentire i lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ed è conservato in una struttura di sicurezza. «Per riportare lo strumento – viene spiegato dall’Associazione Rasiglia e le sue Sorgenti – al suo stato originario il più fedelmente possibile, è necessario un restauro filologico generale». Nel 1743 si decise che essendo la chiesa del castello pericolante e troppo scomoda per la comunità di Rasiglia, ne venisse costruita una al centro del paese, non lontana dalle sorgenti. Nella relazione sessennale di don Pietro Corradi parroco di Rasiglia per più di cinquanta anni risulta che in quel periodo a Rasiglia si contavano 47 fuochi e 207 anime, a San Venanzo di Esculano (Ascolano) 4 fuochi e 17 anime, come anche a Fabriano di Rasiglia.  I lavori della chiesa, quindi, iniziarono nel 1644 e terminarono nel 1745, quelli del campanile quasi nove anni dopo. Ogni famiglia si sarebbe autotassata di 15 scudi per 10 anni. Ed oggi il rito popolare che vede i cittadini sostenere la comunità si ripete. Oggi a distanza di mezzo secolo il desiderio di don Pietro Corradi la comunità lo ha fatto proprio, una comunità che ricorda il suo amatissimo parroco con stima e affetto inalterati. «Lo sforzo - spiegano ancora dall’Associazione - per reperire la cifra per il restauro  è corale e molto sentita. Si metteranno in campo varie iniziative per raggiungere l’obiettivo ma, come Corradi auspichiamo che la Provvidenza arrivi a sostenere i nostri desideri e progetti. Siamo certi che il grande successo di presenze che ha Rasiglia e che sappiamo dare ossigeno alle tante realtà ricettive della zona, faccia sì che questi esercenti siano sensibili a sostenere questo restauro. Ricollocare l’organo nella chiesa parrocchiale, rappresenta un atto coraggioso, un messaggio di valorizzazione di quanto è custodito nel territorio, che segna inevitabilmente la storia passata e futura di Rasiglia».
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Il Messaggero