Foligno, Il maestro sospeso: «La mia era una lezione contro il razzismo, mi scuso con tutti»

La scuola di via Monte Cervino a Foligno.
Maestro, ma cosa è accaduto in classe? «Stavo facendo una sostituzione, e abbiamo affrontato l’argomento...

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Maestro, ma cosa è accaduto in classe?

«Stavo facendo una sostituzione, e abbiamo affrontato l’argomento della Shoah».
E l’alunno con la faccia rivolta alla finestra cosa c’entra?
«Ho chiesto ai bambini, una ventina in tutto, se erano disponibili ad un esperimento. Mi hanno detto di sì»
Cosa avrebbe voluto dimostrare?
«Si tratta di un metodo inverso: si fa vedere ciò che è sbagliato allo scopo di ingenerare indignazione rispetto a quel fenomeno. Volevo far capire agli alunni l’aberrazione del razzismo. E la loro reazione c’ è stata e tutti hanno detto che emarginare una persona è del tutto sbagliato».
Si aspettava la catena di reazioni che sono seguite?
«Francamente no. Avrei potuto glissare su tutto visto che in aula ero l’unico adulto presente. Ho preferito dire chiaramente ciò che si era verificato. Insegno alternativa all’ora di religione e non è inusuale, come raccontano le esperienze di livello internazionale, fare lezione con questo tipo di approccio inverso».
Ma oltre al bimbo si parla anche di un medesimo episodio con la sorellina in un’altra classe.
«Smentisco categoricamente la vicenda della sorellina. L’esperimento didattico l’ho fatto soltanto in quella classe. Quando ai 20 alunni di quella quinta ho chiesto se volessero partecipare all’attività, spiegando loro come sarebbe funzionata quella lezione mi hanno detto “Va bene maestro”. Alcuni bambini hanno commentato dicendo “ maestro non è la cosa giusta”».
Rifarebbe quell’esperimento didattico?
«Vista la reazione conseguente certamente no. Il risultato è stato però coerente con lo scopo dell’attività: ingenerare una reazione di sdegno per un fatto negativo».
Cosa vuol dire a quel bambino e ai suoi familiari?
«Sono pronto a chiedere loro scusa. Tutto quanto è accaduto è, a mio parere, un grande fraintendimento. Il giorno dopo e i giorni successivi a quella lezione sono andato normalmente a scuola».
Non crede che l’età degli alunni non è adatta a questo metodo?
«Nella reazione che hanno avuto hanno dimostrato di comprendere e reagire».
Come vive questa situazione?

«Sicuramente non bene anche perché certa divulgazione in rete ha travisato l’obiettivo dell’esperimento. Era la prima volta che lo facevo. E penso che non lo ripeterò».
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Il Messaggero