Foligno, Giostra della Quintana, il presidente Domenico Metelli: «Un’altra mia candidatura? Potrebbe non essere necessaria»

Foligno, Giostra della Quintana, il presidente Domenico Metelli: «Un’altra mia candidatura? Potrebbe non essere necessaria»
FOLIGNO - «Non è detto che la mia candidatura sia necessaria. Il progetto che avevamo avviato per la Quintana funziona, le basi sono solide e la manifestazione...

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FOLIGNO - «Non è detto che la mia candidatura sia necessaria. Il progetto che avevamo avviato per la Quintana funziona, le basi sono solide e la manifestazione può proseguire forte di quanto sino ad ora fatto». A parlare con Il Messaggero è il presidente dell’Ente Giostra Quintana, Domenico Metelli, che traccia un primo bilancio del quadriennio di mandato che si va a chiudere, definisce la linea ideale per il futuro e sottolinea quale è il valore, unico, della Quintana.

Presidente, il quadriennio si va a concludere, si ricandiderà?

«Siamo tutti pro tempore, ma abbiamo un obbligo morale e civile che, parlando di Quintana, ci deve sempre mantenere chiaro che rispetto alla manifestazione abbiamo diritti “zero” e doveri tanti. Nessuno ci obbliga, ma tutti dobbiamo dare qualcosa. E ci sono 10mila modi per sostenere la Quintana».

L’edizione di settembre è stata realmente quella del ritorno alla normalità?

«Certamente. A settembre, con l’edizione della tradizione abbiamo ritrovato la nostra famiglia che ci vede divisi in campo ma uniti nella Quintana. Basti vedere il tripudio che il Campo de li giochi ha fatto per il saluto di Lorenzo Paci che ha corso la sua ultima Quintana. O il fatto che il priore del Croce Bianca Andrea Ponti e il suo cavaliere Lorenzo Paci sono andati a omaggiare in taverna i vincitori del Giotti, il cavaliere Massimo Gubbini e il priore Alfredo Doni. Se si pensa che in campo questi due rioni sono storicamente rivali, la portata del gesto si spiega da sola in tutta la sua grandezza».

Il vescovo Domenico Sorrentino ha parlato di “Quintana dei cuori”. Lei è d’accordo?

«È su questo punto che abbiamo lavorato in questi anni. La Quintana è della città e le parole del presule hanno colto pienamente lo spirito della Giostra che guarda, come ricorda il Bando “ché la concordia e l’amor de la Cittade tutta son pur Vittoria e bella e grande”».

Tornando alla chiusura dei mandati e alle elezioni, che scenario si prospetta?

«Dobbiamo partire da un elemento: prima di tutto ci sarà il rinnovo dei consigli rionali che sono chiamati a esprimere i loro nuovi componenti. A loro spetterà fare di più e meglio di quanto già di buono è stato fatto da chi li ha preceduti. Poi a dicembre si procederà col rinnovo del Comitato Centrale».

Cosa potrebbe accadere?

«Nessuno può dirlo. Anzi, forse tutto il contrario di tutto e la mia candidatura, anche in forza del fatto che il progetto avviato prosegue davvero bene, potrebbe anche non essere necessaria. I nuovi consigli rionali avranno la missione di coinvolgere sempre di più la città, soprattutto nei mesi in cui la Quintana, quella giostrata, non c’è ma c’è comunque avendo 10 baluardi, che sono i rioni con i loro spazi, che sono importanti roccaforti di coesione, condivisione e fratellanza. E a loro spetterà l’ampliamento degli eventi».

I numeri delle presenze sono state importanti…

«Vero. I rioni hanno fatto il pieno, il Campo de li Giochi ha fatto il pieno, la città ha fatto il pieno di presenze ed è piaciuto molto anche quanto realizzato da Segni Barocchi. Questa collaborazione si potrebbe estendere diversificando le due settimane del festival a settembre facendone una parte a giugno e una a settembre in corrispondenza della Quintana. Così, ancor più pienamente Segni Barocchi potrebbe incarnare l’intera proposta culturale delle due edizioni della Quintana».

 

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Il Messaggero