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FOLIGNO - “Ci vuole passione e sangue freddo e tanta calma”. È il segreto, raccontato a Il Messaggero, che da 42 anni segna l’attività in Giostra della Quintana di una delle figure più fondamentali della singolar tenzone e cioè quella di Rodolfo Benedetti per tutti Attila il Signore degli Anelli. È lui, infatti, che mette sul pugno del simulacro del dio Marte, al centro dell’otto di gara del Campo de li Giochi, gli anelli che devono essere carpiti con la lancia dai cavalieri in corsa in sella ai magnifici destrieri. Anelli che in oltre 40anni ha piazzato migliaia di volte. E se la Quintana è nota per essere una gara di destrezza, dove oltre ai tempi registrati vince chi è più preciso e non commette errori, Lo stesso vale per Attila. “Quello che faccio in Campo – racconta ancora Rodolfo Benedetti – sembra un gesto banale, quasi ripetitivo e che può apparire di scarsa responsabilità. Invece è l’opposto. L’anello va piazzato perfettamente dritto al suo posto. Un’azione che richiede la freddezza della precisione, la concentrazione della gara, la responsabilità di fare le cose con la massima precisione. A tutto questo va poi aggiunta la rapidità di esecuzione. Negli anni, infatti, i tempi di gara sono stati migliorati e quindi la singola tornata viene compiuta oggi più velocemente che in passato. E mi sono dovuto velocizzare, mantenendo ben salde le regole del mio operato, anche io. Ho iniziato a mettere gli anelli che avevo 18 anni. Quella volta mancava chi lo faceva abitualmente e l’ho sostituito. Da allora sono passati 42anni in cui ho vissuto e vivo ancora una esperienza bellissima. A chi verrà dopo di me, a chi cioè sarà il futuro signore degli anelli passerò il testimone che si basa – conclude Attila – su passione e sangue freddo”. E quella per gli anelli della Giostra della Quintana è una passione che, al di la dell’impegno tecnico di Attila, sta positivamente allargandosi anche al pubblico. Perché a quanto risulta a Il Messaggero all’infopoint di Corso Cavour sono arrivate alcune richieste per capire se si possono avere gli anelli utilizzati in Giostra. Anelli che, come chiunque a fine gara può verificare portano ben chiari i segni delle lance che li hanno carpiti dalla mano del simulacro del dio Marte che tutti chiamano da sempre il Quintanone o più semplicemente la statua della Quintana.
Il Messaggero