PERUGIA - Fine del lockdown. Uscite per andare a lavorare, per andare a fare spesa ma anche per andare a fare quattro passi. E non pare un caso come contestualmente alla fine...
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In relazione alla lotta agli assembramenti, pare che dopo la “sbornia” collettiva della giornata di lunedì con situazioni di potenziale pericolo segnalate in vari parchi cittadini, ecco che in queste ultime ore la situazione sarebbe tornata subito accettabile, con i perugini che evidentemente hanno subito realizzato come non sia il caso di mettere a repentaglio la propria e altrui salute. Insomma, i controlli raccontano di una giornata (ieri) caratterizzata da non particolari criticità anche per quanto riguarda la verifica della correttezza di autocertificazioni e presenza in certi luoghi. Di certo polizia, carabinieri, finanza e polizie locali nell’ottica di contrastare gli assembramenti svolgono anche accurati controlli all’esterno di bar e altri locali in cui c’è il servizio d’asporto e in cui più facilmente potrebbero verificarsi situazioni pericolose.
Super controlli da parte della polizia anche ieri a Fontivegge, e il motivo è presto detto: con la fine del lockdown si è subito registrata una ripresa di movimenti sospetti di spacciatori ma soprattutto di schiavi della droga. Se durante la fase acuta della pandemia lo spaccio, notevolmente ridotto ma non “morto”, si muoveva con consegne a domicilio, ora sono i clienti che tornano a fare visita ai pusher nelle piazze di spaccio principali e dunque soprattutto intorno alla stazione. In questo contesto, gli investigatori della squadra mobile hanno arrestato un 37enne albanese mentre era intento a girare per San Mariano facendo di fatto consegne di cocaina. Circostanza confermata dalle tantissime telefonate che l’uomo ha ricevuto nel corso del controllo cui è stato sottoposto sai poliziotti. Per i quali è stato facile trovargli addosso trentun dosi di cocaina, pronte a essere vendute ai clienti in attesa. Circostanze confermate dagli stessi clienti, alcuni dei quali, rintracciati dagli investigatori, hanno confermato di essersi riforniti «centinaia di volte» da lui a partire dal 2018. Ieri mattina, al termine del processo per direttissima che si è tenuto in videoconferenza (come accade dall’inizio della pandemia) il pusher è stato condannato a due anni di reclusione, frutto della sua richiesta di patteggiamento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero