Via Monterotondo, parcheggi pieno di persone in attesa di entrare. Piazza Solferino, scena identica, con l'ultimo della fila che si trova a cinquanta metri di distanza...
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Le file davanti agli uffici postali si sono ripetute anche ieri. Alla faccia del divieto di assembramento che impone il decreto Io resto a casa.
Raccomandate, assicurate e notifiche. L'emergenza coronavirus ha stravolto la consegna di questi documenti, che ora avviene tramite l'inserimento nella cassetta delle poste, senza più la firma per il ritiro di persona, come avveniva quando suonava il postino. Di conseguenza c'è la necessità di recarsi all'ufficio postare. Stesso discorso per invii in contrassegno e consegne a mani proprie, che saranno depositati direttamente all'ufficio postale. Il risultato? Sono le file che si vedono questi giorni, almeno a sentire le lamentele che si raccolgono all'esterno degli uffici postali di Terni.
Il rovescio della medaglia è quello che accade all'interno degli uffici, dove i dipendenti sono più esasperati che mai. «Raccomandate, assicurate e notifiche non c'entrano. O meglio non tutti sono qui per questo motivo», racconta un'impiegata. «Vengono per chiedere anche cose che non sono necessarie, come l'acquisto di francobolli. Chiedono una stampata della lista movimenti». Insomma, il vado alle poste rischia di essere una scusa per uscire di casa. Eppure, le tante persone che ieri erano in fila avevano in mano raccomandate o assicurate e non sembravano per nulla contente di farsi file chilometriche, con l'ansia della distanza e dello starnuto. Comunque, è bene precisare che «i termini di giacenza saranno estesi per gli invii raccomandati e assicurati da 30 a 60 giorni», come si legge sul sito di Poste italiane. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero