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FERENTILLO Verranno benedette stamattina dall’Arcivescovo di Spoleto e Norcia, Renato Boccardo, le nuove campane dell’Abbazia di San Pietro in Valle a Ferentillo. La cerimonia avverrà durante la solenne messa per la festa dell’Ascensione. A causa della pandemia ancora in corso, non si potrà assistere alla consueta processione di fedeli che partiva ogni anno dalla chiesa di Sant’Antonio, né all’esibizione della banda cittadina (il giorno dell’Ascensione coincide con la festa della frazione di Macenano), ma sarà comunque una domenica speciale. I tre bronzi verranno collocati nel castello ligneo della torre campanaria del X secolo, solo una volta ultimato il suo intervento di consolidamento, e prenderanno il posto delle campane ottocentesche, troppo lesionate per tornare a suonare. Sia il campanile che l’Abbazia hanno subito numerosi interventi di restauro, nel corso del tempo, al contrario delle campane, costrette a restare “mute” per oltre mezzo secolo. Due anni fa, su iniziativa della Confraternita dei Campanari di Ferentillo ed in collaborazione con il parroco della chiesa di Santa Maria, don Rinaldo Cesarini, si diede il via al progetto che ha portato alla restituzione delle campane all’Abbazia di San Pietro in Valle. Nacque un vero e proprio gruppo di lavoro: ne facevano parte tutti quei ferentillesi che volevano tornare ad ascoltare il suono delle campane. Un lavoro di squadra eccezionale, che ha fatto scendere in campo anche gli architetti Pierfederico Runcini e Filippo Schiavetti, oltre che il presidente dell’Ordine degli ingeneri della provincia di Terni, Simone Monotti. L’operazione ha portato alla riproduzione delle campane originarie, tanto diverse tra loro per dimensioni. Una volta ottenuto il nulla osta da parte della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti, Paesaggio dell’Umbria, si è proceduto con una raccolta fondi da parte di privati e di associazioni locali, poi si è guardato con favore agli sponsor, infine si è deciso di percorrere la strada dell’adozione. Le tre nuove campane, fuse poco meno di dieci giorni fa presso le Fonderie Pontificie Marinelli di Agnone, sono state infatti “adottate” da persone del posto a cui sta a cuore la salvaguardia del patrimonio artistico del loro territorio. La più piccola delle tre (di trenta chili) è “figlia” di Giuliana Rossi e Lanfranco Amadio, insegnante lei e bancario lui, residenti proprio a trecento metri dall’Abbazia.
Il Messaggero